Il calcio, uno degli sport più amati, una delle discipline più seguite da grandi e piccoli con uno scopo: quello di divertire e appassionare milioni di persone. Il vecchio calcio fatto di semplice divise senza nessuno sponsor che faceva girare fior di milioni e dove anche una “piccola” squadra poteva permettersi almeno un big, un campione a cui affidare le proprie speranze con quel numero sulle spalle che se non ci si prestava attenti si rischiava di strappare. Senza anticipi e posticipi si giocava tutti contemporaneamente dove neanche il tempo di ascoltare un risultato cambiato in un campo ci si catapultava in un altro.
Si questo era il calcio che piaceva magari con le sue pecche ma in campo si sudava davvero la maglia. Quando pensiamo a questi tempi d’oro viene in mente un allenatore natio di Rivolta D’Adda nel 1947 ovviamente si parla del mitico “Mondo” Emiliano Mondonico.
Da giocatore iniziò la carriera nel 1966 con la maglia della Cremonese in serie D e in C e dopo qualche anno esordì in serie A con la maglia granata del Torino per poi riscendere di categoria indossando la maglia del Monza, poi un anno alla Dea, per poi disputare 7 stagioni e chiudere la carriera con la maglia della Cremonese dove poi appese le scarpe al chiodo.
Un allenatore grintoso ma in grado anche di tenere in mano la squadra chiamato “pane e salame” per i suoi metodi semplici di fornire indicazioni in campo di quelle che erano le sue idee. Oltre alla squadra grigiorossa il tecnico baffuto allenò Como, Atalanta, Napoli, Cosenza, Fiorentina, Albinoleffe e Novara.
Grazie al suo bagaglio di esperienza essendo un grandissimo conoscitore di calcio e uno specialista in promozioni (ben 5 in serie A con Cremonese, Atalanta, Torino e due con la Fiorentina). Ma torniamo indietro, a quel sabato 25 giugno 1983 alle ore 18 quando l’arbitro decretò la fine di Catania-Cremonese (0-0). La squadra siciliana aveva battuto il Como per 1-0 ma il pareggio ottenuto contro la squadra grigiorossa aveva sancito il ritorno in serie A insieme a Milan e Lazio. In panchina sedeva il tecnico Emiliano Mondonico che in un’intervista rilasciata dichiarò:
“Appena siamo entrati in campo, abbiamo capito che il verdetto era già segnato, non giocavamo contro il Catania, ma contro un’intera città”.
Parole del mister Lombardo vedendo sugli spalti 40000 catanesi venuti da ogni parte d’Italia e non solo e sul campo i fatti diedero loro ragione. Ma le strade con il tecnico si incrociarono di nuovo e anche in questa circostanza per scrivere di nuovo una pagina indelebile dei colori rossazzurri. Il Catania di mister Pasquale Marino per essere matematicamente in serie A deve per forza battere l‘Albinoleffe e chi siede in panchina? Il mitico “Mondo” che anche in questo caso ha il compito di mettere il bastone tra le ruote alla compagine catanese, fortunatamente non ci riuscì seppur soffrendo con un primo tempo chiuso sull’1-1 basta un gol di Del Core nel secondo tempo per regalare la tanto sudata promozione in serie A.
Bei ricordi di quegli anni come sarà sempre stampato nella mente di chi ama il calcio, il sorriso e il baffetto di Mondonico, tecnico davvero preparato che 3 anni fa ha perso forse la partita più importante della sua vita contro un avversario che magari ha vinto ma che non farà mai dimenticare le gesta di questo allenatore che ha dato credibilità ad un mondo del calcio che purtroppo, al giorno d’oggi, di credibilità ha poco o niente.
Un abbraccio che arrivi fin lassù perché di figure come quelle del mitico “Mondo” ce ne vorrebbero molte di più e non potevamo non ricordare con un piccolo gesto un allenatore così speciale.
(Fonte foto: EcodiBergamo.it)