Per la nostra rubrica Tifosi Mood, abbiamo intervistato Dario Garibaldi, un amico della nostra redazione ed un grande tifoso del Catania. Con lui, abbiamo chiacchierato della sua fede rossazzurra, facendo un tuffo tra i suoi ricordi migliori e peggiori di questa passione. Infine, abbiamo chiesto anche un parere sull’attualità. Di seguito, le risposte alle nostre domande.
1) Dario, innanzitutto grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood, per noi è un grande piacere disquisire con un grande tifoso come te. Iniziamo subito: come stai?
“Grazie a voi di Catania Mood per l’opportunità che mi state dando per esprimere la mia umile opinione di tifoso decennale. Devo dire che sto abbastanza bene, e col fatto che il Catania ha ripreso a marciare, sto ancora meglio, ovviamente calcisticamente parlando”.
2) La tua vita e il Catania. Raccontaci di questo rapporto. Quando è iniziato? Quali sono i ricordi più belli e quelli meno belli che custodisci?
“La mia vita è legata intrinsecamente al Catania. Da piccolo, venivo portato allo stadio da mio padre e da mio zio. Crescendo, iniziai a frequentare le curve. La mia prima partita da solo fu un Catania-Pisa, nel lontano 1979. Con alcuni miei amici, ci iscrivemmo al gruppo Falange d’Assalto del compianto Ciccio Famoso. Col tempo, con questi miei amici formammo un gruppo chiamato Panthers. Quando la curva comincio a politicizzarsi, decisi di lasciare per passare in Tribuna B, dove ancora oggi sono abbonato. Custodisco tanti ricordi belli, nonostante il Catania non abbia mai vinto granché. Rammento con tantissima emozione e nostalgia gli spareggi promozione di Roma, nel giugno 1983. Nel gol di Crialesi, si vede il giocatore correre ed esultare sotto la curva dove c’era il nostro striscione del gruppo Panthers. Tra i miei ricordi, c’è anche la promozione coi Gaucci, con il ritorno in B 15 anni dopo l’ultima volta e tutto il periodo dell’era Pulvirenti in Serie A. Da uno come Pulvirenti, non mi sarei mai aspettato quello che è successo con la bruttissima pagina dei “Treni del Gol”. Quella vicenda, resta ancora oggi il ricordo più brutto che ho”.
3) Parlando di attualità. Secondo te, cosa è successo nell’intervallo di tempo che va dall’esonero di Raffaele all’arrivo in panchina di Baldini?
“Premesso che per me Raffaele è stata la migliore scelta possibile la scorsa estate. Parliamo di un allenatore che per due anni di fila ha vinto il premio di miglior tecnico della categoria. Aggiungo, inoltre, che una squadra va giudicata nell’insieme, dal momento in cui la società fissa un obiettivo. Quest’anno il Catania doveva disputare un campionato dignitoso, e fino ad oggi, con gli alti e i bassi che ci sono stati, si è in linea coi programmi iniziali. Detto ciò, ritornando a Raffaele, probabilmente quest’ultimo non ha retto la situazione che si è creata subito dopo il mercato di gennaio. È venuta a mancare quell’armonia che aveva permesso al Catania di disputare un ottimo girone d’andata. A Raffaele non rimprovero molto, ma, secondo me, deve migliorare nella gestione del gruppo. Baldini è stata una scelta attua a riportare la squadra agli standard precedenti al momento negativo, e devo dire che finora ci sta riuscendo”.
4) Come ben sai, spesso la tifoseria del Catania è divisa su tanti temi. La proprietà attuale, ovvero la Sigi, è uno di questi. Qual è la tua idea?
“Catania non è diversa da tante altre città, dove le tifoserie spesso si dividono su tutto. Per carità, ci sta avere vedute differenti, anche perché il calcio non è una scienza esatta. Un tifoso storico, un tifoso vero, secondo me, di Sigi non può che avere un’opinione assolutamente positiva. A prescindere da tutto, quello che ha fatto questa società è stato un qualcosa di grandioso. Sono stati salvati anni di storia, è stata salvata una matricola che è costata la vita al presidente Massimino e che per noi tifosi rappresenta uno scudetto. Per come la vedo io, questa vicenda doveva servire per riunire tutta la tifoseria rossazzurra, ma purtroppo, una parte di questa, forse anche per la troppa stanchezza di questi ultimi anni, ha pensato bene di fare delle polemiche un pò fuori luogo. Tante volte ho sentito parlare di fallimento e di ripartenza dalla D, ma non vedo dove stia la sicurezza, ripartendo dalle retrovie, di risalire immediatamente. Molte squadre, anche con un certo blasone, sono rimaste nell’anonimato. Quindi, il mio giudizio sulla Sigi è sicuramente positivo”.
5) Tacopina e il Catania. Cosa ti aspetti dalla ormai probabile era americana ai piedi dell’Etna?
“Quando quest’estate sentì per la prima volta questo nome e capì che c’erano delle buone possibilità, fui molto entusiasta. Tacopina per il Catania rappresenta una grossissima opportunità di rilancio. Il suo curriculum nel calcio italiano parla da solo. La nostra fortuna, credo sia stata l’intuizione di Pulvirenti e Lo Monaco di costruire Torre del Grifo. È un centro sportivo prestigioso, che naturalmente attrae gruppi imprenditoriali importanti, come nello stesso caso dell’entourage dell’avvocato americano. Con Tacopina al timone, mi aspetto un Catania che ritorni lì dove tutto si interruppe in modo fraudolento nel 2015, quando delle scelte scellerate distrussero un progetto bellissimo. Chi verrà nel Catania e vorrà costruire una squadra vincente, avrà sempre sopra il fantasma degli otto anni in A di Pulvirenti, quindi sarà atteso da un lavoro molto importante, perché avrà il fiato addosso di un’intera tifoseria che era stata abituata a quegli standard. Resto comunque convinto che il gruppo Tacopina potrà fare addirittura meglio, regalando nuovamente delle gioie ad una tifoseria che è da patrimonio dell’Unesco”.