Avrebbe compiuto 19 anni la settimana successiva. Era il 13 maggio 2012 quando Luca Calapai, nato a Messina e cresciuto calcisticamente tra settore giovanile giallorosso fino ai Giovanissimi Nazionali ed etneo quando il club dello Stretto fu costretto a dichiarare fallimento. Esordì in Serie A con la maglia del Catania subentrando a Giuseppe Bellusci al minuto 79 di Catania-Udinese: 0-2.
Era l’anno di Vincenzo Montella sulla panchina etnea e un giovanissimo Calapai si trovò di fronte fior di campioni del calibro di Asamoah, Di Natale e compagnia friulana cantando. Quell’emozione indescrivibile e irripetibile dell’esordio da sbarbatello sognatore neo maggiorenne, prosegue ancora negli occhi di Luca quando percorre la fascia scorrazzando come un giovinetto, bruciando gli avversari e alimentando la fiamma con le folate di vento che si lascia dietro, come lo strascico del mantello di un fluttuante Superman, quando transita sul binario destro di una ferrovia che porta al cross vincente o al destro potente e preciso che non ti aspetti.
Non a caso, Luca si è sempre ispirato a Maicon, un fluidificante capace di abbinare tecnica, velocità, tiro dalla distanza, cross tagliati e continuità da vero fuoriclasse. Il suo dialetto, influenzato dallo Stretto ma contaminato dal catanese, ci suggerisce lo slogan da esporre idealmente agli avversari ogni qualvolta ingaggia con il marcatore diretto un duello sulla sua corsia preferenziale: “Iu tu rissi, ora u sai: sugnu Luca Calapai”. Il resto è una storia già vista: Calapai discende sulla fascia, salta il primo avversario, dribbla secco il secondo, scodella un cross pennellato per l’inzuccata vincente dell’attaccante e Catania in vantaggio. Sì, potrebbe rappresentare, ancora una volta, l’arma in più.
(Fonte Immagine: Calcio Catania.it)