Catania Mood incontra Catanista. Una redazione che nel corso di questi anni è divenuta pilastro portante dell’informazione legata alle sorti del Calcio Catania, un punto di riferimento insostituibile per tifosi e addetti ai lavori, diretta magistralmente dal direttore Attilio Scuderi che, nella sua squadra, vanta un fuoriclasse capace di impugnare indistintamente penna e microfono con invidiabile padronanza, Stefano Auteri.
Telecronista per Eleven Sport, speaker radiofonico che vanta un’esperienza decennale, dotato di un’eleganza stilistico-espressiva e comportamentale da insegnare a chi si approccia per la prima volta a questo mestiere, giornalista e uomo di una preparazione minuziosa e di un’educazione incomparabile.
Abbiamo parlato con Stefano del momento che sta attraversando il Catania, di closing e di play-off.
Stefano, innanzitutto grazie di aver accettato il nostro invito. Partiamo subito dalla fatidica domanda sul closing. Proprio domani i vertici della SIGI incontreranno i dirigenti dell’Agenzia delle Entrate in merito alla richiesta di riduzione del debito per giungere a una conclusione. Cosa ti aspetti?
Questa volta finalmente speranze e aspettative possono coincidere. Siamo arrivati a un punto della situazione molto avanzato. Guardando indietro sono stati fatti molti passi avanti anche con un po’ di confusione dettata dalla situazione pregressa e dal fatto che il Catania stava morendo e la SIGI per salvarlo ha fatto davvero tanto per cui agendo su più fronti in maniera costante qualche errorino è stato commesso.
C’è stata qualche dichiarazione di troppo che non ha favorito la tranquillità generale, sulle tempistiche soprattutto ci son stati soprattutto dei rimandi ed è stato prorogato il tutto ma penso che siamo arrivati a un momento determinante e quindi all’unico esito possibile cioè che Tacopina finalmente metta nero su bianco. Dico finalmente perché Catania ha bisogno di ripartire da una programmazione e penso che in questa lunga partita in cui ci sono enti istituzionali, c’è l’attuale proprietà e la possibile proprietà futura, possano tutti essere dei vincitori.
E’ una partita a poker in cui tutti potranno avere il proprio contentino più o meno grande, ma non sarà una sconfitta per nessuno e questo è l’aspetto più importante e penso che si possa andare più o meno tranquillamente verso questa ipotesi.
Tacopina arriverà a giorni a Catania. Secondo te durante la permanenza sotto l’Etna quali passaggi ufficiali potranno essere conclusi in attesa che anche il Comune di Mascalucia si pronunci sulla querelle?
I passaggi saranno pressoché definitivi. L’Agenzia delle Entrate è l’ostacolo più importante. E’ vero che ci sono altri creditori, è vero che c’è un altro ente istituzionale, il Comune di Mascalucia ma il gap tra un debito e l’altro è così imponente che fa pensare che trattandosi di una trattativa fra privati si possa bypassare tramite accordo quel vincolo di natura doppia che c’è nel contratto preliminare cioè relativo alle risposte della ristrutturazione e soprattutto bypassare la problematica inerente al Comune di Mascalucia se dovesse essere totalmente positiva la risposta dell’Agenzia delle Entrate.
Quindi volendo c’è anche questa ipotesi da tenere in considerazione per cui penso che l’arrivo di Tacopina in questo frangente possa essere l’arrivo definitivo anche perché poi bisogna innanzitutto programmare il futuro: siamo ad aprile, maggio è alle porte, è fondamentale poter avere un quadro, fermo restando il sogno, il miracolo dei play-off, devi comunque porre le basi per realizzare il futuro con o meno il direttore Pellegrino, con Baldini anche se molto dipenderà dai risultati che arriveranno nei play-off e intervenire sull’organico della squadra. Tutto passa da un nero su bianco: un conto è rimanere nell’iperuranio della programmazione, un conto poter essere operativi al 100%. Sarà questo il momento cruciale e definitivo per dare avvio al nuovo inizio.
Passiamo al calcio giocato. Ritieni che il 4-3-3 abbia rappresentato la panacea di tutti i mali perché il Catania possiede in rosa interpreti più adatti a questo modulo su cui i rossazzurri, per tradizione, hanno costruito successi anche in categorie superiori oppure è servito solo per consentire ai giocatori di ritrovare autostima ma, in realtà, anche cambiando modulo, giocando a tre in difesa per esempio, i risultati con Baldini sarebbero arrivati comunque?
Su questa domanda sarò abbastanza impopolare ma onestamente non credo che il solo cambio di modulo possa essere la panacea di tutti i mali. Secondo me la grandezza di Baldini è stata nell’arrivare e cambiare quella mentalità e quel trend negativo che si erano sviluppati. Anche perché se andiamo a vedere Baldini è tutto ciò che non era Raffaele.
Raffaele ha utilizzato solo due volte il 4-3-3 contro Ternana e Teramo invece Baldini ne fa il suo marchio di fabbrica; Raffaele non aveva nella gestualità il suo punto di forza, Baldini assolutamente sì; anche l’utilizzo di alcuni singoli, alcune scelte, il voler osare, denotano un coraggio che Baldini ha infuso anche nella squadra e la squadra ha risposto. Nella gara contro la Viterbese si è visto, forse addirittura un eccesso di coraggio ma ci sta, è tutto un rischio calcolato che sta dando risultati. Non è un organico perfetto per il 4-3-3, con Silvestri al centro della difesa meglio ma senza rischiano troppo sull’attacco della profondità, in mezzo al campo manca un’alternativa a Maldonado, e poi Maldonado ha evidenziato qualche limite caratteriale in stagione e manca la qualità per quanto concerne le mezzali in un classico 4-3-3. Sull’attacco nulla da dire, è assolutamente idoneo a questo modulo.
Non penso ci possano essere i tempi perfetti per vedere il gioco di Baldini ma è già matura la mentalità e l’identità che vuole dare il tecnico. Poi se sblocchi sempre la partita per primo e vai su tre gare tre volte in vantaggio se su 6 gol 4 arrivano su calcio piazzato e le hai sbloccate sempre su calcio piazzato, è ovvio che tutto diventi un po’ più semplice.
C’è anche la buona stella perché con Avellino e Viterbese il rischio di passare in svantaggio è stato forte ma anche lì ci sta e alla fine ha ragione chi osa con coraggio e bisogna rischiare la giocata, offrire questa mentalità quando ci saranno le difficoltà, quando si passerà in svantaggio e lì sarà un banco di prova, fermo restando che ci sono poche partite e non è detto che si debba necessariamente passare in svantaggio con episodi sfavorevoli. Nel caso di Baldini la dirigenza sta avendo assolutamente ragione.
I play-off sono una lotteria e questo è risaputo. Ma siamo davvero sicuri che si tratti solo di fortuna? Il Catania, al di là degli episodi che si verificheranno giocoforza come accade del resto nella regular season, possiede secondo te le armi tecniche e caratteriali per primeggiare? Quanto può pesare psicologicamente per la squadra l’eventuale closing prima dei play-off?
Mente a se stesso che un closing sarebbe propellente e importante. Ti dà qualcosa in più. lo dà alla piazza, anche solo per l’energia positiva anche solo per la speranza di quanto di positivo potrà accadere in futuro. Si azzerano le gerarchie con l’arrivo di un allenatore figuriamoci con una nuova proprietà.
Sarebbe importante ma non determinante perché ci sono tante altre componenti più importanti quando si entra sul rettangolo di gioco e nei play-off le componenti fondamentali sono la solidità di squadra, la mentalità, e la condizione fisica più del gioco, della trasmissione, della conduzione della palla, più dei concetti, a questo aggiungiamo gli episodi. Purtroppo la memoria spesso ci riporta alla Serie A ma la Serie C è un’altra cosa è episodica, ci si può ragionare tanto su cosa si vuole vedere: 4-3-3, 3-4-3, mezzala, ma poi nel 90% dei casi sono gli episodi ad indirizzare la partita e a determinare in maniera concreta.
Episodi rappresentati dagli errori dei singoli e il Catania deve essere bravo ad azzerarli perché sarebbero troppo grossi e in quest’ottica il ritorno di Silvestri è di fondamentale importanza, e poi episodi nel calcio piazzato e se il Catania su 40 gol ne ha realizzati 20 su palla inattiva può far ben sperare e nelle giocate dei singoli e nel Catania i singoli si chiamano Russotto e Piccolo e molto, molto, molto di quello che potrà accadere di positivo ai play-off passa dai loro piedi.
Per il resto c’è la fortuna e se Baldini è partito così, perché no, possiamo sperare che la fortuna lo assista anche più avanti. Non sono 30 partite, sono poche e allora si può cavalcare senza illudersi perché la consapevolezza è importante e Catania lo ha capito negli ultimi anni vivendo situazioni drammatiche, difficili e ha capito che anche i sogni devono essere contestualizzati. Questo passaggio di maturazione della piazza è già avvenuto, allestito con le difficoltà e coi rischi dell’era Pulvirenti e che potrà portare lontano il Catania in futuro, probabilmente, con Tacopina.