Per il consueto appuntamento con la rubrica settimanale Tifosi Mood, risponde ai nostri microfoni Rosario Di Pasquale. Malato per il Catania da più di quarant’anni, con un esperienza calcistica alle spalle come estremo difensore e con il padre, che lo ha coinvolto in questa passione, collaboratore del presidente indimenticato Angelo Massimino. Con lui abbiamo parlato della sua passione rossazzurra, ma anche dell’attualità sul Catania.
Rosario, innanzitutto ti ringrazio per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come stai? Come stai affrontando questo brutto periodo che attanaglia un po’ tutti noi?
“Grazie a voi per questo simpatico invito. È sempre un piacere poter esprimere le proprie idee e condividere la passione per il nostro amato Catania con chi questi colori li ama davvero. Il periodo è tragico per chi come me vive di musica. I locali chiusi sono per noi una mazzata. Attendo con fiducia l’arrivo dell’estate, sperando che questa benedetta luce alla fine del tunnel arrivi presto”.
Conoscendoti, sei un “malato” di Calcio Catania. Da quanto tempo segui i colori rossazzurri? Hai dei ricordi particolari legati a questa passione?
“Malato cronico da quando mio padre mi diede l’imprinting in una piovosa domenica di circa 45 anni fa. Non ricordo contro chi si giocava, ma ricordo benissimo la magia e l’atmosfera che provai entrando in tribuna B, ammirando i colori ed i suoni che arrivavano da tutti i settori. Ricordo che ci si riparava dalla pioggia sotto il secondo anello della tribuna, seguendo la partita in piedi e con centinaia di ombrelli aperti. Gli anni a seguire furono un escalation, fino a seguire la squadra anche in trasferta in pullman o con la mia stessa auto. A Roma nel 1982 c’ero, ed è uno dei ricordi più belli della mia vita. A proposito di trasferte e di follie personali, con un mio ex compagno di classe, un altro pazzo per il Catania, costituimmo un club dove gli iscritti eravamo solo io e lui, chiamato Rangers Korps. Avevamo anche lo striscione, cucito e stampato in camera mia, che portavamo in trasferte pericolose come Licata o Siracusa, dove rischiavamo il linciaggio. Beata gioventù”.
Veniamo al presente. Ti aspettavi questo strappo Sigi-Tacopina? Che idea ti sei fatto in merito?
“Non me l’aspettavo, perché quando un personaggio come Tacopina si sbilancia mediaticamente in quel modo, firmare un preliminare, pagare gli stipendi ancor prima del closing, viene quasi naturale pensare che è praticamente tutto fatto. Ma siccome a Catania non ci facciamo mancare mai nulla, ecco servito il colpo di scena. Un copione per me già scritto, ovvero quello del gioco delle parti, gioco che a noi tifosi ha ormai stancato, per dirla con un eufemismo”.
Parliamo anche di calcio giocato. Che sensazioni hai per Foggia-Catania? Riusciranno i rossazzurri a guadagnare la quinta piazza?
“Ottime, ma da tempi non sospetti: da prima che iniziasse la stagione ho buone sensazioni. L’ho scritto da diverse parti “è un gran bel Catania, più di ieri, meno di domani”. Pellegrino ha fatto un lavoro eccezionale, e con l’arrivo di Baldini e l’impiego di un giocatore che per me farà una grandissima carriera, ovvero Maldonado, si sta esprimendo un calcio spettacolare, tecnico, fisico e dinamico. Non vedevamo tante occasioni da rete ormai da anni. Sono sicuro che questi playoff ce li giocheremo alla grande, al di là se ci qualificheremo quarti, quinti o sesti”.
Infine, sappiamo tu sei un inguaribile ottimista. Data la legittima apprensione dei tifosi per le vicende societarie, ti senti di mandare un messaggio per tranquillizzare chi come te condivide questa passione intramontabile?
“S’è letto e scritto di tutto in questi giorni, ma su una cosa voglio essere ottimista: il Catania non morirà con questa trattativa. Rispetto a prima il debito è stato notevolmente ridotto, abbiamo un parco giocatori interessante e, superfluo dirlo, un patrimonio come quello di Torre del Grifo. Attendo sempre Tacopina per sognare traguardi ambiziosi e la logica mi dice che arriverà presto, ma il Catania in ogni caso non fallirà se disgraziatamente questo passaggio non dovesse avvenire”.