Risultati rocamboleschi che giungono inesorabili dagli altri campi e rievocano “biscotti” preparati con cura e sfornati, ancora fumanti, prima di essere serviti al tavolo degli spareggianti.
Non è cultura del sospetto semmai dell’ital-sospetto, una patologia innata da cui siamo affetti solo perché ci hanno dato modo di crederlo tra terremoti di calcioscommesse dalla Serie A alla Serie D, di “Treni del Gol”, di partite “truccate” come se i giocatori in campo fossero dei make-up artist capaci di celare dietro rossetto e mascara (lo so a chi state pensando ma quella, purtroppo, è un’altra storia dal lieto fine ormai lontana), le proprie qualità vendendole al miglior offerente.
Non siamo a questo ovviamente, non affrettiamo conclusioni. Il “biscotto” è di pasta frolla, basta esercitare una minima pressione con in polpastrelli che si frantuma. Il che è significativo: è il crollo motivazionale a segnare il risultato finale di una partita che si gioca inutilmente, sotto il segno della contemporaneità e, pur apprezzando lo sforzo di trasparenza, ci si rende ben presto conto che a fare la differenza sono le teste dei giocatori in campo: chi si sente già in vacanza e spera in una zona bianca per poter scorrazzare tra mare e montagna e chi, invece, deve ancora iniziare un campionato nel campionato.
Potreste obiettare, a ben donde, che il Catania avrebbe dovuto tirare fuori le stesse motivazioni da playoff ma in realtà crediamo che lo abbia fatto solo che il Foggia non era da meno e Baldini ha potuto convocare solo 19 giocatori di cui tre (Maldonado in quanto diffidato, Piccolo e Manneh non al meglio), non potevano essere schierati dal primo minuto.
Eppure, sotto di due gol, la squadra ha reagito con veemenza e acciuffato il pareggio. Ecco, questa è una mentalità da playoff. Se il Catania dovesse mantenerla, nessun abile fornaio potrebbe ammaliarlo servendo fragranti biscotti.
P.S. Vedremo se mercoledì serviranno al Catania CONI con 2 cialde…
Francesca Tremoglie
(fonte foto: calciocatania.it)