Bene, bene. Anzi molto bene. Una sconfitta del Catania non può mai essere accolta con entusiasmo, ci mancherebbe, è alquanto innaturale gufare come qualcuno ha fatto prima della partita col Foggia, sperando che ci spedisse all’inferno. Ma ora che il campo ha emesso il verdetto, ci sentiamo liberi di parlare dell’unico argomento che conti sul serio: la storia del Calcio Catania.
Il populismo lo lasciamo ai politicanti di terza categoria che, proprio nel mondo del calcio, proliferano come i funghi. Il nostro è un appello accorato, di gente che non vive di Calcio Catania nel senso che percepisce una retribuzione diretta o derivante dall’indotto, ma nel senso che ha fatto del Catania una ragione di vita insostituibile. Perché il Catania è il nostro jolly, è il numero 10 che risolve le “giornate no”, che ci fa dimenticare per 90′ i problemi della vita quotidiana, che ci strappa un sorriso anche quando non troviamo dal lunedì al sabato nemmeno lo straccio di un motivo per sorridere.
Urgono risposte, martedì è pure tardi (arriveranno o ci bombarderanno di vuoti semantici?). Dopo mesi e mesi di dichiarazioni, false partenze di un nuova proprietà che non avrà fornito l’evidenza dei fondi ma che è stata l’unica, finora, a manifestare un interesse concreto per acquisire il pacchetto azionario di questo club bistrattato, umiliato, che ha vissuto anni bui, schiaffi sportivi e morali, ma che annovera migliaia di “soci” facenti parte di un’unica S.P.A.: una società per azioni elargite in “passioneuro” che nessun Tribunale, nessun ente amministrativo, nessuna attuale proprietà e futura potranno mai sognarsi di vilipendere.
La tifoseria rossazzurra, vessata e bistrattata, è stanca degli spaventapasseri, di essere trattata come uno stormo d’uccelli da scacciare e ridicolizzare come quando Piazza Europa era gremita di stendardi color lava-mare, ma la Serie B era soltanto un’illusione o quando un preliminare d’acquisto veniva glorificato come uno storico passaggio di consegne, illudendo una città intera. Ancora una volta.
Catania, signore e signori, vive di calcio. Siamo pronti a tutto, persino a ripartire da zero, purché qualcuno in conferenza stampa, nei commenti di Facebook, su una parete di Via Magenta, fornisca CERTEZZE, evidenza dei fondi e dei progetti sportivi a lunga gittata. E lo faccia da Presidente, con meno vignette e candeline, meno proclami, e più acquisti di giocatori di categoria superiore (non di categoria), più piani industriali e senza vendere sogni europei: qui ci si accontenta di accendere un mutuo decennale con rate annuali di Serie A, coppe e scudetti li lasciamo volentieri a chi festeggia gli scudetti altrui nella nostra Piazza Europa. Qualcuno deve riportarci lì. Delle chiacchiere ce ne freghiamo…oh oh!
(fonte foto: open.online)