Così, d’istinto, verrebbe da chiedersi: ma cosa vi aspettate dal futuro del Catania? Tanto, qualunque cosa accada, l’indole del cittadino catanese volta all’autolesionismo inferto con percosse a suon di zappa sui piedi e metatarsi frantumati, è sempre stata e sarà immanente nei secoli dei secoli. Oh, e senza “amen” finale.
Il catanese infonde passione in tutto ciò in cui si cimenta e, se si tratta dei colori rossazzurri, la vena folkloristica esplode, l’amore divampa incendiando la mente e la nube tossica ne annebbia vista e pensieri. Siamo un popolo di amanti veraci inabili a distinguere tra giusto e sbagliato quando il sentimento ci offusca la ragione.
Se il Catania non potrà adempiere alle scadenze incombenti (4 mln di euro prima di subito), la storia del 1946 verrebbe cancellata con un colpo si spugna stellata, con strisce bianco-rosse, e quel gessetto sulla lavagna che produce una grima insopportabile, diventerà la colonna sonora di un requiem atroce. Se il Calcio Catania 1946 fallisse, molti catanesi ne prenderebbero le distanze, o almeno così giurano di fare, perché alla matricola n°11700 non corrisponderebbe più il film proiettato nelle tribune in legno del “Massimino”, con il ricordo dei nonni-bambini di qualche match in Piazza Esposizione.
La storia del club corrisponde esattamente a quelle cinque cifre che ne scandiscono gioie e dolori, passando dal tubo catodico alla smart TV, dal bianco e nero al colore sbiadito, fino all’alta risoluzione in HD. Ma se il futuro bussa alla porta del presente, quest’ultimo non può sottrarsi all’ospitalità. Ci piacerebbe, per una volta, sbattergli la porta in faccia, preservare la storia e proseguirla in un mondo parallelo, ma non si può!
E, nei confronti del numero 11700 qualsiasi eventuale rifiuto di nuova identificazione, pur mantenendo quei colori rossazzurri (“solo per la maglia!”), pur giocando nello stesso stadio, nella stessa città, e riacquistando dopo un anno l’unica ragione sociale cui corrisponde anche l’unica ragione di vita sportiva per i catanesi, significherebbe tradire le aspettative dei nonni-bambini, cancellare con un colpo di spugna rossazzurro 76 anni di storia, ascoltare ancora la grima del gesso che puntella una lavagna vuota.
Nessuno, sano di mente, auspica il fallimento del Calcio Catania 1946. Nessuno. Siamo strenui sostenitori della salvezza della matricola, di un sogno ultrasettantenne che possa proseguire fin quando saremo in questo mondo e pure dopo. Non deve accadere! Ma siamo pronti a tutto perché è ciò che leggiamo, ciò che apprendiamo, ciò che potrebbe profilarsi. Ma se ne parla anche per esorcizzarlo: no! Non deve succedere! Mai.
(foto: wikipedia.org)