“Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire, uno sguardo feroce e indulgente per non offendere inutilmente. Lascio i miei esercizi sulla respirazione, Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione. Lascio agli amici gli anni felici delle più audaci riflessioni, la libertà reciproca di non avere legami. E mi piaceva tutto della mia vita mortale, anche l’odore che davano gli asparagi all’urina. We never died, We were never born”.
Così Franco Battiato converte le anime miscredenti nel testo della sua canzone “Testamento”: un prologo di fede che preconizza l’amore per la vita terrena, anche nelle sue sfaccettature più insolite, e senza soverchiare i limiti ultraterreni di cui era già al corrente da qualche anno a questa parte, da quando la malattia lo aveva proiettato in un limbo transitorio, forse preludio alla metempsicosi.
Ma Battiato leggeva il Vangelo, credeva nella reincarnazione piuttosto che nella trasmigrazione delle anime. Era un filosofo intrappolato tra le leggi divine o, se preferite, un religioso imbrigliato tra gli intrecci multipli e disorientanti della filosofia.
Battiato strimpellava la chitarra sulle spiagge catanesi quando era un giovinetto: una folla di bagnanti lo attorniava, quella chitarra era un falò che emanava calore, che infiammava i giovani cuori etnei anni ’60, già forgiati dalla lava ma bramosi di galoppare verso l’edonismo musicale, con il Catania in Serie A, il boom economico, il grande cinema italiano, e uno sfondo che noi vediamo in bianco e nero ma che i protagonisti dell’epoca, genitori e nonni dei nostri giorni, vivevano in uno scorcio multicolor delle loro vite. Ora anche sul lungomare catanese, quel promontorio lavico a strapiombo sul mare, con l’intitolazione a Franco Battiato la sua musica risuonerà tra le onde.
“Non si nasce e non si muore”, cantava Battiato, forse agganciando il suo pensiero alla sua musica: una traccia eterna di talento immortale, un bagno nel mare della sua Riposto (nacque a Ionia nel 1945, oggi suddivisa in due comuni separati solo dalla linea ferrata: Giarre e Riposto, ndr), eternità in musica. Ciao Franco, buon volo.
(fonte foto: ragusanews.com)