E intanto il tempo se ne va…tra sogni e preoccupazioni…! Cantava così, agli inizio degli anni ottanta, Adriano Celentano, in uno dei suoi più grandi successi di tutta la sua infinita discografia. Una frase, quella della canzone del cantautore milanese, che fa pensare al periodo di incertezza che vive il Calcio Catania.
Eh già, sogni e preoccupazioni. L’improvviso salto da una sensazione all’altra che hanno dovuto, ancora una volta, provare i tifosi rossazzurri. Dal sogno di un rilancio tutto americano nel calcio che conta, alle preoccupazioni, purtroppo non nuove, di una fine della matricola 11700.
Un mese, poco meno, e bisognerà rispondere presente al primo dentro o fuori della nuova stagione, ovvero l’iscrizione al prossimo campionato di Serie C. Nonostante le continue rassicurazioni del presidente della Sigi, l’avvocato Giovanni Ferraù, la sensazione è che la strada non sia perfettamente così sgombra di insidie ed ostacoli. Anzi, tutt’altro.
Dopo l’improvvisa frenata nella trattativa con Joe Tacopina, che ha smorzato l’entusiasmo della piazza rossazzurra, aumentando ansie e preoccupazioni, sono cominciate a susseguirsi numerose voci riguardanti piani B, imprenditori interessati all’acquisto del Catania fino ad arrivare, negli ultimi giorni, a sponsorizzazioni con compagnie aeree dell’Est Europa.
Ciononostante, come più volte scritto nei nostri numerosi articoli, si tratta finora di parole, troppe parole, ma di concreto il nulla. Come ribadito puntualmente, adesso servono i fatti. Il tempo stringe e scorre inesorabilmente come un treno in corsa sul binario che, al momento, non sembra condurre verso orizzonti sereni.
Bisogna accelerare evitando, magari, come spesso accaduto in questa interminabile vicenda, di dare per scontate certe situazioni, come la risposta paventata dall’avvocato Ferraù in una nota trasmissione locale su una risposta importante che sarebbe dovuta pervenire nella giornata di giovedì 26 maggio, trascorsa poi senza alcuna novità di rilievo. Il Catania va salvato e, soprattutto, va rilanciato, perché dopo sette anni nell’inferno della Serie C non può esistere altro termine da accostare al club rossazzurro se non quello dell’ambizione.
Fonte Immagine: lasiciliaweb