Ieri, nel corso della conferenza stampa tenutasi a Torre del Grifo, il presidente della SIGI, l’avvocato Giovanni Ferraù, ha commentato la nota ufficiale diramata da Joe Tacopina dopo che la società aveva lanciato la raccolta fondi per salvare il club “Uniti per Catania”:
“Al nostro arrivo abbiamo stipulato un contratto in cui noi avremmo ripreso le somme spese, ma il contratto non era subordinato a nessuna omologa dell’Agenzia dell’Entrate, bensì a un tale debito: nel caso avremmo perso noi qualcosa.
Il 14 marzo abbiamo poi stipulato, noi di SIGI, un contratto con Joe Tacopina, che, come scritto nell’articolo 2 dello stesso, avrebbe dovuto versare un milione al momento della stipula del citato contratto: l’avvocato ne ha però versati solo 630mila, quindi si parla pure di inadempimento, ma io non voglio più parlare di cose inutili, questo è passato e io non parlo di chi versando 600mila euro voleva ingraziarsi la città.
Con me ci è riuscito, mi sono fatto ammaliare dal sogno americano, e come me la piazza, ma vorrei che si capisse che il sogno americano è un’illusione: mi dispiace averlo capito tardi”.
Purtroppo la saga degli errori è ben più articolata, da una parte e dall’altra. Il debito del Catania ammonta a 60mln di euro, i 370mila euro mancanti (qualora fossero questi i termini ratificati dall’accordo), rappresentano comunque una cifra irrisoria rispetto alle spese che il Catania dovrà sostenere nell’immediato.
Davvero si trattava di “una grande illusione”? Una bolla di sapone che raffigurava l’Empire State Building ma che, stando alle dichiarazioni di Ferraù, è scoppiata facendo crollare il grattacielo di sogni e speranze covati per mesi dai tifosi rossazzurri? Una magia che, se venisse confermata, sarebbe degna del miglior David Copperfield? O, sarebbe meglio dire, del peggiore?
(foto: calciocatania.it)