L’extrema ratio, catanesizzando diremmo, la “Spiaggia libera Num. 3”, cioè l’ultima per chi proviene da Catania-Centro, di domenica, dopo 3 ore di fila in auto sotto il solleone e, talvolta, la cenere dell’Etna fumatrice che in controtendenza con i protocolli imposti dai Ministeri della Salute mondiali se fuma, sta sempre meglio.
Il piano ultimo del Catania si appella all’unione, al senso di appartenenza. Certo, la dirigenza della SIGI sa bene che cercare 800mila euro in città, tra i sostenitori, è come individuare un ago in un pagliaio ma Ferraù, in conferenza stampa, ha ribadito che ogni piccolo contributo è ben accetto (sempre catanesizzando, stavolta linguisticamente: ogni ficateddu di musca è sustanza).
Semmai, la “raccolta fondi” che aspira all’azionariato diffuso quando diventerà grande, è rivolta agli imprenditori cittadini e siciliani in generale, al risveglio dell’orgoglio isolano come ha confermato ieri ai nostri microfoni il dottor Fabio Montesano, amministratore delegato dell’Enna Calcio, prima società a effettuare un bonifico alla Banca del Fucino che lo girerà al Calcio Catania a iscrizione avvenuta.
Mentre la Meta Calcio a 5 si giocherà lo scudetto in massima serie del Futsal, Gara 2, contro la quotata Italservice Pesaro (7-1 ieri notte in Gara 1 che lascia poche speranze ai rossazzurri ma mister Samperi è uno che non molla mai), con la cornice della diretta su RaiSport (ore 21:00) e l’Italia ha concluso a punteggio pieno il girone qualificandosi agli ottavi di finale dell’Europeo, i calciofili catanesi possono godersi in 24 ore un triplice spettacolo mandando in bestia le mogli poco inclini alla sfera.
Il Calcio Catania, però, moribondo, caracollante ma sempre in piedi come Ercolino, sgomita e s’aggrappa alla vita sperando non solo nel miracolo dell’iscrizione ma, soprattutto, nella conseguente ricapitalizzazione.
Eppure non basterebbe. Dopo servirebbe un’altra raccolta fondi, stavolta dedicata a investitori italiani e stranieri pronti a scommettere su una società che si prepara a una nuova perdita milionaria, fisiologica quando il palcoscenico da sette anni a questa parte è la Serie C, e con la spada di Damocle conficcata sulla schiena di un debito complessivo che supera i 55 mln di euro.
Posto che il club riesca a iscriversi; posto che il debito con l’Agenzia delle Entrate venga rateizzato in 20 anni; posto che il Catania riesca a “tenere a bada” i creditori privati; posto che il 5 luglio il Tribunale non requisisca alla società dell’elefante 3,3mln di euro; posto che si vada avanti alla buona, dopo occorrerà trovare 15 milioni, come la società ha confermato, per rilanciare matricola, club e storia. Ecco, è quel “Vorrei ma non posto” che preoccupa. E assai.
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