Ai microfoni di Catania Mood è intervenuto il giornalista Edoardo Sergi (novantesimo.com). Con il collega e amico, si è disquisito sulle difficili ore che stanno interessando il futuro del Calcio Catania, sempre più appeso ad un filo nonostante le continue rassicurazioni.
Edoardo, grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come stai?
“Bene, grazie. Prima di iniziare vorrei fare i complimenti pubblicamente alla vostra testata. Dite di mirare a diversificare la proposta giornalistica catanese. Per me ci siete riusciti per originalità e contenuti”.
Oggi sarà una giornata importantissima per il futuro del Catania. Quali sono le tue sensazioni?
“Sicuramente angoscia, quasi come il 23 luglio di un anno fa. Pensare che nelle ultime due stagioni l’iscrizione della squadra è stata quasi un’impresa non mi fa stare tranquillo, ne da tifoso ne da giornalista. Sono quasi sicuro che comunque oggi la Sigi ricapitalizzerà e iscriverà il Catania al prossimo campionato”.
Se malauguratamente il Catania non dovesse farcela, secondo te, di chi saranno le principali responsabilità?
“Sigi. Se il Catania dovesse fallire le colpe sono della proprietà attuale. Il passato è passato, il 23 luglio hanno preso un impegno e se esso non dovesse essere rispettato la colpa sarebbe solo la loro. Se si pensa di gestire un’azienda qualsiasi senza persone con un minimo di competenze in quello specifico settore i risultati non possono che essere disastrosi. Mi chiedo fra me e me una cosa, quando mai si è vista una proprietà di una squadra di calcio (ma anche di una qualunque impresa) che ricopre ruoli dirigenziali all’interno dell’organigramma societario? Mai. Neanche in terza categoria. Se fossi in Sigi farei una cosa, caccerei tutti quei soci che non versano denaro e metterei un manager per la gestione sportiva e uno con competenze nell’ambito del wellness a gestire TdG”.
Se, invece, arriverà l’iscrizione, che futuro ti aspetti per la prossima stagione?
“Secondo me il problema non è tanto l’iscrizione. Sicuramente è un primo passo fondamentale, quello che mi preoccupa fortemente è il dopo. Diamo per assodato che il Catania si iscriva con i soldi della raccolta fondi e con quelli anticipati da vecchi e nuovi sponsor. Con quali soldi si farà la squadra? Come si pagano le trasferte? Come si ripianano le perdite? Come si pagano i creditori? E soprattutto se dovesse essere accordato il sequestro conservativo che può arrivare fino a 3 milioni chi li mette questi soldi? Ecco queste sono le mie preoccupazioni perché non dimentichiamoci Trapani e Matera. L’iscrizione non deve essere uno specchietto per le allodole ma un punto di partenza per cercare nuove risorse finanziare da immettere in società. Anche se ho forti dubbi che qualcuno si interessi al Catania. Insomma il futuro è tutto fuorché limpido”.
Infine, ti chiedo quale sarebbe, secondo te, da giornalista e da tifoso, la migliore soluzione per poter rilanciare lo storico club etneo?
“Bella domanda. Non dico il fallimento, anche se sarebbe la strada più sostenibile economicamente e forse anche quella più logica. Non oso pensare quanto frustrante possa essere una stagione dove il Catania va ad affrontare Giarre, Marina di Ragusa e Biancavilla (con tutto il rispetto del mondo). Quello che mi auspico è la cessione. La Sigi prima però deve ottemperare gli impegni con i creditori privati e definire la rimodulazione del debito. Poi può vendere. E lo deve fare al più presto, senza alcuno scopo di lucro. Purtroppo non sono in grado ne da soli ne con qualche aiuto esterno. Il Catania deve avere una grande proprietà, ma non per i soldi, ma per l’organizzazione. Ci sono modelli di società virtuose anche nei dilettanti che gestiscono in maniera sostenibile le loro squadre. Sogno un Catania che sfrutti, nel senso buono del termine, i giovani provenienti dal territorio che hanno fame e voglia di fare bene. Sia sul campo che sulla scrivania”.