Si scrive e si parla, si parla e si scrive. Da che mondo e mondo, cinquant’anni prima persino di Nicolò Carosio, il calcio si raccontava, si viveva, si dibatteva: dal bar alla battigia, dalla radio alla TV. Esprimiamo, ergo, la nostra opinione che, in quanto nostra, è incontrovertibile. Non è una verità assoluta, non esistono, è il nostro punto di vista e ci teniamo a condividerlo con i lettori, soprattutto con chi la penserà diversamente.
La sconfitta, disastrosa e nessuno si permetta di obiettare il contrario, era già maturata nella foto di repertorio pre-partita: sguardi spenti, stimoli sotto i tacchetti. Molti dei giocatori scesi in campo non hanno sciorinato il consueto mordente vuoi per il ritardo di condizione vuoi, sì è odioso ma doveroso parlarne SEMPRE almeno finché le questioni non si dirimono definitivamente, per la condizione in cui versa la società Calcio Catania.
Sparare a zero, sulla croce rossa(azzurra), non è tra i nostri piani né ci dilettiamo come se fosse il nostro hobby preferito, anzi quando abbiamo deciso di intraprendere questa avventura di Catania Mood, ci entusiasmavamo all’idea di commentare le partite del nostro Catania ma, mai e poi mai, avremmo pensato di ritrovarci a studiare giurisprudenza ed economia per capirci qualcosa. Non si tratta di malizia ma di inclinazione alla realtà.
Ora, se avessimo un lavoro, uno qualsiasi, con contratto a tempo determinato ma consapevoli del fatto che potremmo non percepire il nostro compenso perché l’azienda per cui prestiamo servizio versa in condizioni economiche difficili o di dissesto, lavoreremmo con lo stesso piglio? Niente lassismo? Dai, possibile che gli stimoli non mutino neanche di un tantino?
I giocatori del Catania sono in questa situazione. E’ il loro lavoro. Non sono brutti e cattivi, è la normalità, è umano, non sono robot sono fatti di carne e ossa, come noi e non si può giocare a mente serena in questa situazione. Se, poi, a giocare è una squadra imbottita di giovani che non si conoscono tra loro di cui due al centro della difesa, zona nevralgica del campo da cui dipendono le sorti dell’intera partita e senza chiocce, la frittata è servita.
Brutto, bruttissimo Catania, bruttissimi presagi. O ci si rialza subito contro la Fidelis Andria in casa, completando parimenti la rosa che non è competitiva per le zone alte della classifica indicate dalla società come obiettivo minimo della stagione, o rischiamo di rimanere invischiati in un graduale processo di decadenza.
Le critiche costruttive fanno bene, i giocatori leggono e devono responsabilizzarsi oppure optare per altre destinazioni. Ma chi resta ha l’obbligo morale di sudare la maglia fino a sporcarla (cosa che ieri non abbiamo avuto il piacere di apprezzare), lo stesso vale per staff e dirigenti. A pulirla penseremo noi col nostro amore puro che, in pochi, tra coloro che la indosseranno, saranno in grado di comprendere.
Ottima disamina, senza fare terrorismo mediatico a cui purtroppo ormai siamo abituati da tempo
Grazie Damiano, siamo felici di avere lettori attenti, critici ma obiettivi come te