Mister Baldini in questi giorni che precedono la gara contro la Fidelis Andria (sabato ore 20:30, diretta su Eleven Sport e Sky Sport), si sta soffermando sugli approfondimenti tattici per accelerare il percorso di ricezione dei giocatori, soprattutto dei giovani e dei nuovi acquisti che hanno manifestato difficoltà, fisiologiche dato l’elevato numero di “facce nuove”, e anche a causa dell’età media che abbassandosi ha inevitabilmente ridotto la capacità di flessibilità tattica e spirito di adattamento tipici dei giocatori di categoria con un bagaglio di esperienza già acquisito.
Costruzione del gioco e possesso palla, da una parte, velocità nei movimenti e nel fraseggio, dall’altra: il credo calcistico di Baldini, incentrato notoriamente sul 4-3-3, non lascia adito a dubbi: l’allenatore vuole imprimere un marchio di fabbrica alla squadra, affidando le chiavi del centrocampo a Maldonado, puntando anche su Cataldi come suo alter ego in corso d’opera o in caso di assenza dell’ecuadoregno, e sviluppare un gioco arioso, in ampiezza, con gli esterni difensivi (Pinto e Calapai ma occhio a Zanchi e Albertini sempre pronti a subentrare con la solita verve e foga agonistica), e con l’arduo compito di amalgamare vecchi e nuovi e, soprattutto i nuovi giovani tra di loro.
Pellegrino ha fatto il possibile puntando all’impossibile. Ora spetta a Baldini fare lo stesso ma occorre essere obiettivi: la “linea verde” non ci appartiene, non ci è mai appartenuta. Il Catania in Serie C è stato sempre costruito con i nomi, a torto o a ragione, e cambiare pelle non è mai facile. Ai posteri l’ardua sentenza, a Baldini l’arduo compito.
(Fonte Immagine: CalcioCatania.it)