Ebbene sì, un anno fa in concomitanza con il settantaquattresimo compleanno del Calcio Catania, lo storico capitano dei rossazzurri Marco Biagianti, diede l’addio al calcio giocato. Un compleanno agrodolce per tutti i tifosi etnei soprattutto per tutte le vicissitudini che ci furono dietro a questo ritiro ed il modo in cui avvenne.
Marco non è un semplice capitano, ma il capitano, il guerriero che ogni squadra vorrebbe avere, colui che combatte fino al fischio finale per la propria maglia, per i propri colori, per la propria gente. Marco è riuscito a conquistare la tifoseria rossazzurra sin dall’inizio della sua avventura grazie alla sua umiltà, alla sua generosità e alla sua bontà (infatti è spesso impegnato con associazioni di beneficenza).
Arrivato in punta di piedi dalla Pro Vasto nel lontano 2007, fa il suo esordio in Serie A nello stesso anno, in occasione della sconfitta casalinga contro la Roma e sempre con la sua dedizione, con la sua tenacia e forza di volontà, è riuscito a ritagliarsi un posto da titolare nella formazione rossazzurra fino a conquistare con il tempo quella prestigiosa fascia di capitano di cui andava fiero divenendo un vero e proprio simbolo della squadra etnea.
Dopo cinque anni e mezzo vestendo la maglia rossazzurra per 148 volte tra campionato e coppa e siglando tre reti, Marco resta fuori dal progetto tecnico e attraverso una lettera commovente dedicata ai tifosi, si trasferisce vicino casa, Livorno, dove però giocherà per sole tre stagioni dato che il richiamo della sua “vera” casa, Catania, era talmente forte da farlo ritornare in una categoria ben diversa dalla Serie A consentendogli di vestire per altre 97 volte il rossazzurro mettendo a segno 8 gol.
Marco è cresciuto, è diventato più maturo, è tornato per prendere in mano una squadra che incredibilmente si trovava in un campionato poco consono alla sua storia e alla sua tradizione, Marco è tornato per tentare l’impresa di uscire dalle sabbie mobili della serie C, sfiorando tale obiettivo nella stagione 2017-18 con Lucarelli alla guida, obiettivo sfumato per un nulla, una semplice traversa che nega la gioia di arrivare in finale ad una città intera.
Alcune cose sono cambiate, altre non, oggi il Catania è sempre là, in un campionato tremendamente difficile, ma da un anno a questa parte senza il suo guerriero più valoroso in grado di spronare i propri compagni e di intimorire qualsiasi tipo di avversario.
“Sono sempre stato un bambino sognatore, uno che crede sempre nelle persone. Catania è diventato il mio ossigeno, qui ho fatto le cose migliori della mia vita. Sono grato a questa terra, e mi sentirò sempre parte di essa. Non c’è scritto da nessuna parte che Biagianti debba per forza firmare, sono scelte che competono ad allenatore e dirigenza. Sarebbe stato accettabile se fosse andata così, ma così non è andata. Non c’entrano i soldi come si è scritto. Sono in contatto con Pellegrino da mesi, ci siamo visti più volte e mi è stato chiesto cosa volessi fare e io ho risposto che volevo giocare. Lui mi ha sempre ribadito che non ci sarebbero stati problemi. Dopo aver letto dell’acquisto dei due centrocampisti e aver atteso tutto il ritiro ho provato rabbia e ho richiamato Maurizio. Ho capito che era arrivato il momento giusto per parlare alla città. Se mi fosse stato detto sei fuori sarei stato male ma avrei accettato. Mi sarebbe piaciuto combattere ancora per questi colori e chiudere davanti ai tifosi. Oggi decido di chiudere con il calcio, se non posso giocare con questa maglia non sento di voler continuare. Buon compleanno Calcio Catania, ti amo e ti amerò tutta la vita“.
(Foto: Calcio Catania)