“Avevamo 300 giocatori in lista con Maurizio Pellegrino che ci piacevano: hanno rifiutato tutti Catania perché non si fidavano della attuale società mentre una decina era troppo costosa”, ecco cosa ha dichiarato mister Baldini a corollario della consueta intervista in mixed zone nel post-partita.
La società ha smarrito credibilità negli ultimi anni ancor prima dell’avvento di SIGI a causa della scellerata mala gestio orchestrata dal duo Lo Monaco-Pulvirenti, un vero e proprio cancro che si è insinuato fino alle viscere di un club ritenuto fino a una manciata di anni addietro un modello da seguire.
Del “piccolo Barcellona” è rimasto solo l’enorme monte debitorio che se rapportato a quello dei blaugrana, in proporzione a categoria e obiettivi, forse sarebbe pure superiore. Una malattia inesorabile, degradante, un processo graduale verso la morte cerebrale. Solo il cuore rimbomba e fa vibrare un alito di vita.
Ieri Baldini non ha voluto salmodiare un requiem ma, stanco dell’inettitudine societaria, ha lanciato un grido disperato, un appello al buon senso che prelude le vie legali. Perché, se oggi qualcosa dovesse andare storto dopo le parole rassicuranti di Gaetano Nicolosi, maggiore azionista di SIGI, che s’è detto abile a corrispondere personalmente gli stipendi ai giocatori (sì ma quali? Tre mensilità tutte in una volta? E come la mettiamo con le altre scadenze federali? Non bastano 180mila euro di monte ingaggi per sanare le immediate spese vive, ne servono quasi 500mila!), la caduta libera si tradurrebbe legittimamente in messa in mora.
In parole povere, giocatori e staff tecnico potrebbero incaricare un avvocato di intimare alla società una richiesta immediata di pagamento cui seguirebbero, in caso di ulteriore inadempimento, rescissioni immediate dei rispettivi contratti in essere. Quel “liberi tutti”, lecito e inappellabile, che svuoterebbe la rosa attuale.
La presa di posizione di Nicolosi è quanto meno tardiva. Perché non accollarsi oneri e responsabilità già durante la trattativa con Tacopina in modo tale da garantire continuità e prosperità? Come mai si è svegliato dal torpore solo adesso? E perché mai il socio Maugeri, esponente di Ecogruppo, ha scelto una maniera così plateale e irriverente per uscire di scena come se si trattasse di uno spettacolo teatrale?
C’è la vita del Catania in ballo. Molti si tatuano la matricola 11700, chi sull’epidermide chi idealmente, ma l’unico numero che conti davvero è il 1946, l’anno di nascita, e se la lapide recitasse “1946-2021”, le colpe dei padri, Pulvireni e Lo Monaco, ricadrebbero ineluttabili su quelle dei 24 figli illegittimi che si riuniscono sotto l’acronimo SIGI, (“26 o 27” direbbe mister Baldini), rei soprattutto, ma non soltanto, di aver ereditato consapevolmente un fardello insostenibile illudendoci che potesse librarsi in aria come una piuma.
(foto: catania.mobilita.org)