Ormai funziona più o meno così. Lunedì, martedì, mercoledì (se non c’è turno infrasettimanale), giovedì e venerdì si parla esclusivamente di extra-campo; sabato ci si sforza, con una fatica immane, di parlare di calcio giocato, di ascoltare le parole di mister Baldini nella consueta conferenza stampa pre-gara e di leggere la lista dei convocati.
Poi arriva la domenica: se il Catania gioca alle 14:30, come accadrà domani a Monterosi, al fischio finale la stampa pubblicherà pagelle ed editoriali post-partita. Dalle ore 17:00 in punto, tutto sarà già archiviato e si tornerà a parlare di “messa in mora”, “fallimento pilotato”, “potenziali investitori”, “cessione del Calcio Catania”, “matricola 11700 che sfugge”, “dissidenti”, “ah se ci fosse stato Tacopina!”, e via dicendo.
Prima, all’unanimità, il clamore mediatico intorno alle vicende societarie concernenti il Catania era chiassoso oggi si è involuto in un ciangottio stridulo, sottile ma penetrante, aspro e ficcante. Non fa più notizia la situazione del club che peggiora di giorno in giorno come un malato terminale che lotta tra la vita e la morte. Eppur si muove, asserirebbe Galileo Galilei se anziché un “Liceo Scientifico” fosse ancora il padre della scienza moderna.
E finché si muove, qui nessuno prega il signore o si rivolge verso la Mecca o si appella a Buddha affinché il Calcio Catania cessi di esistere, l’obbligo morale che poi è più un piacere di attendere quei 90′ di partita come se rappresentassero la panacea di tutti i mali non verrà mai meno.
Perché? Perché i giocatori indossano la “maglia naik”, vuoi mettere? La società è sull’orlo del fallimento, ha 20 giorni per adempiere al pagamento degli emolumenti ai tesserati mentre maturano ulteriori spese da saldare entro e non oltre il 16 dicembre però, porca miseria, in alto a destra sulla casacca rossazzurra campeggia il logo “Nike”.
Impossibile dimenticare l’accoglienza riservata dalla tifoseria al nuovo sponsor tecnico Linea Oro Sport – Nike, prima di scoprire che nulla aveva a che vedere con il marchio internazionale diretto. Senza nulla togliere al prestigioso sponsor, anche se si fosse trattato davvero della Nike – U.S.A., oggi ci strappa un sorriso amaro come il veleno pensare che a una partnership così autorevole faccia da contraltare una situazione ai limiti della sopportazione per chi, da decenni, venera in vera e propria adorazione e questi colori.
(Fonte Immagine: LaSiciliaWeb)