Quante volte abbiamo attribuito al “fattore psicologico” una sconfitta? E quante altre abbiamo additato l’allenatore di turno per un atteggiamento troppo rinunciatario in campo dovuto “all’approccio psicologico” alla gara? Per non parlare di quei giocatori, lungodegenti, che tornano in campo dopo mesi di infortunio e giocano col freno a mano tirato per timore di recidive.
Altri, poi, senza una apparente motivazione valida, giustificata da guai muscolari, tendinei o quant’altro, spariscono dalla circolazione per diverso tempo e poi tornano in campo ammettendo di aver sofferto di depressione, di stati d’ansia e/o di panico.
Per questo “Catania Mood” ha pensato di introdurre un’interessante analisi psicologica, condotta dal dottor Michele Torrisi, psicologo clinico, esperto in neuropsicologia e ricercatore sanitario presso IRCCS centro neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, ma catanese DOC e tifoso dei colori rossoazzurri.
In che modo potrebbe influire per Giosa la prestazione sotto tono fornita contro la Ternana, protagonista di uno sfortunato autogol e di una “svirgolata” al centro dell’area che è costata il tris rossoverde?
La prestazione sotto tono di Giosa è innegabile ma è un giocatore che vanta una grande esperienza. Non trattandosi di un giovane ma di un 37enne è perfettamente consapevole di godere della fiducia dell’allenatore e la prestazione non lo scalfisce minimamente anzi lo responsabilizza e ne trarrà certamente beneficio, volendo dimostrare ai tifosi quanto vale: scatterà in lui questo desiderio di rivalsa, la necessità di dimostrare il proprio valore. Non dimentichiamoci che è stato proprio mister Raffaele a volerlo portare al Catania, nonostante non sia più un giovincello, e Giosa vorrà dimostrare che non si è sbagliato.
Secondo lei, quanto incide la decisione di mister Raffaele di sostituirlo al 46′? Sa di bocciatura o potrebbe indurlo a responsabilizzarsi maggiormente?
Non incide affatto perché il giocatore nei confronti dell’allenatore nutre un sentimento di fiducia che poi è reciproco e questo non può arrecare una ripercussione psicologica in quanto sa di essere stato scelto da Raffaele alla veneranda età di 37 anni ed è stato impiegato fin dall’inizio dal mister appena approdato sotto l’Etna. Nessuna compromissione quindi.
Dopo aver beccato cinque reti dalla capolista, il Catania sarà assetato di vendetta sportiva o impaurito?
Non c’è né sete di vendetta né paura. La sconfitta con la Ternana non dico che era prevista, perché nessuno gioca per perdere, ma ampiamente pronosticabile. Lo staff tecnico e i giocatori non hanno subito alcuno scossone, nulla di inatteso, per cui a mio avviso affronterà il Bari come se nulla fosse accaduto.
Col Bari, all’andata, i rossazzurri dopo un primo tempo giocato sostanzialmente ad armi pari, crollarono nella ripresa. In questi casi su quali elementi deve fare leva l’allenatore per scongiurare eventuali timori reverenziali rispetto all’avversario?
Leva sul blasone che da un punto di vista psicologico è molto importante. Bari, Palermo e Catania sono le più blasonate del girone C di Serie C per cui Raffaele dovrà fare leva anche sul concetto “noi siamo il Catania”: non siamo una provinciale: quindi autostima, considerazione sociale, tutti aspetti che al di là di questioni meramente tattiche, sono importanti per la città e si riflettono inevitabilmente sui giocatori che ne sono pienamente consapevoli.