Fare e disfare, provare e poi cambiare, mentre le lancette dell’orologio, veloci, fuggono. Immersi fra mille “se”, “ma” e poi…chissà? Nessuno lo sapeva già. Catania – Bari: 1-1.
Anti-storia. Riuscire a negare l’innegabile, rannicchiarsi in uno spazio talmente stretto da non far passare nemmeno l’aria su per le narici. Guardare i tuoi uomini combattere con armi spuntate: chinare il capo e sospirare. Lo so cosa devo fare, ma meglio aspettare…e aspettare…e aspettare.
In fin dei conti, si può perdere contro un nemico blasonato: è lecito. È concesso un errore in più, un po’ meno di grinta e un “bon ton” da far invidia a principi reali. D’altro canto, al gran galà delle nobili decadute ci si veste sempre con l’abito più comodo.
Un, due, tre! Io la passo a te e tu la passi a me. Siamo sempre lì, con fare carnascialesco e mano volutamente timida e indifesa. Ci guardiamo con sguardo ammiccante in segno di intesa, per poi verticalizzare con un passo più lungo della gamba.
L’importante è l’autocompiacimento. Rendersi conto della potenza dell’avversario (anche se rimaneggiato a causa di infortuni e squalifiche) è più importante di provare a scardinare le sue difese. Perché ci vuole tempo: eh!
Roma non fu costruita in un giorno, oh! Perdonateci la frase di circostanza. Oltretutto, rischiamo di bruciarci il gran finale col botto, quello in cui noi ribaltiamo la situazione e vissero tutti felici e contenti. Non ce lo possiamo permettere.
Per questo motivo siete in 5 a centrocampo: così vi aiutate a vicenda. Specie Maldonado, pover’uomo, ha bisogno di due centrocampisti che corrono per lui, così può venire a prendersi palla da Confente. Questo si chiama spirito di squadra.
Hanno fatto gol? Ma ci può stare…sono sempre il Bari. Bisogna rispettare l’avversario e onorarlo fino alla fine, accompagnando il pallone in rete con lo sguardo, se è necessario. Oggi il Mago Giosa ha dimenticato la bacchetta magica, quindi la colpa è tutta sua.
Però, ripensandoci su, “quello” ha giocato per troppe partite consecutive. È stanco, scombussolato, sfibrato e deturpato, quindi agganciato a questo match con un filo invisibile. Tanto invisibile da sembrare nullo. Un po’ come per il Bari, d’altra parte.
Sono cosciente del fatto che Russotto fa la punta centrale, mentre Di Piazza gli corre attorno. Lui, dall’alto del suo 1,75 m, è destinato a ricevere palla dai lanci lunghi di Giosa, Silvestri e Sales, per fare la sponda e innescare l’ex Catanzaro. Eppure, mi sono accorto che si trovano sempre in inferiorità numerica: due contro quattro.
Aspettiamo, però. Magari Maldonado esce fuori dal cilindro un mega lancio dalla porta di Confente per mandare in porta Di Piazza e risolviamo così. Fine primo tempo…fiù! Solo un gol abbiamo preso, meno male.
Secondo tempo. Concentrati, concentrati! Ma perché Maldonado si sta affittando l’area del portiere insieme a Confente? Mmmm, qui devo indagare.
Qui pensano di fregarmi proprio nel momento più importante del campionato. Siamo al 53′ e non posso permettermi di perdere. Avevo pensato di aspettare un tempo, ma già siamo oltre! Davvero, non lo posso accettare.
Ehm, scusa…Silve, Mago, come ti chiami…lo fai uscire Luis? Luis! Vieni qui che hai fatto abbastanza! Luis:”Ma mister, volevo provare il lancio da dentro la nostra porta…”. No, no, non è il caso adesso, lo proverai in allenamento.
(a Maldonado non si guarda in bocca…infatti, mi devo sempre abbassare…tz!)
Ora ci siamo. Stiamo giocando meglio e Welbeck non continua più a lamentarsi. Anche Andrea sta giocando meglio, ma va! Guarda che ho azzeccato il cambio. Mettila in mezzo…di testa…Sara…Sara…SARAOOOOOOOOOOO!!! Ma vieniiii! Sono un genio!
[poco dopo…in conferenza stampa]
Mister, complimenti per la partita, l’ennesima ribaltata nei secondi tempi, contro un avversario di tutto rispetto… (vedi intervista)
Il Catania è sul pezzo, i ragazzi hanno disputato una buona partita condita da cose pregevoli ed errori. Ecc, ecc.
La colpa era di Maldonado perché voleva sempre lanciare.
Sì, giusto…
A voi in studio
Do and undo, try and then change, while the hands of the clock, fast, flee. Immersed in a thousand “if”, “but” and then … who knows? Nobody already knew. Catania – Bari: 1-1.
Anti-history. Being able to deny the undeniable, curl up in a space so narrow that not even the air passes up the nostrils. Watching your men fight with blunt weapons: bow their heads and sighs. I know what to do, but better wait … and wait … and wait.
After all, you can lose against a noble enemy: it is permissible. One more mistake is allowed, a little less grit and a “bon ton” to rival royal princes. On the other hand, at the grand gala of the fallen nobles, people always dress in the most comfortable clothes.
One, two, three! I pass it to you and you pass it to me. We are always there, with a carnival style and a deliberately shy and defenseless hand. We look at each other with a winking gaze as a sign of understanding, and then verticalize with a step longer than the leg.
The important thing is complacency. Realizing the opponent’s power (even if reworked due to injuries and suspensions) is more important than trying to unhinge his defenses. Why it takes time: eh!
Rome wasn’t built in a day, oh! Forgive us the circumstance sentence. Moreover, we risk burning the grand finale with a bang, the one in which we overturn the situation and all lived happily ever after. We can’t afford it.
For this reason, there are 5 of you in midfield: so you help each other. Especially Maldonado, poor man, he needs two midfielders to run for him, so he can come and get the ball from Confente. This is called team spirit.
Did they score? But there can be … I’m always Bari. We must respect the opponent and honor him until the end, accompanying the ball on the net with his eyes, if necessary. Today the Magician Giosa has forgotten the magic wand, so the fault is all his.
However, in retrospect, “that” played for too many consecutive games. He’s tired, upset, frayed and defaced, so hooked into this match with an invisible thread. So invisible as to seem null. A bit like for Bari, on the other hand.
I am aware of the fact that Russotto makes the central point, while Di Piazza runs around him. He, from his 1.75 m height, is destined to receive the ball from the long throws of Giosa, Silvestri and Sales, to make the bank and trigger the former Catanzaro. Yet, I realized that they are always outnumbered: two against four.
Let’s wait, though. Maybe Maldonado comes out of the hat a mega throw from the door of Confente to send Di Piazza into the door and we solve this way. End of the first half … fiù! We only got one goal, thank goodness.
Second half. Focus, focus! But why is Maldonado renting the keeper area together with Confente? Mmmm, here I have to investigate. Here they think of cheating me in the most important moment of the championship.
We are at 53 ‘and I cannot afford to lose. I thought I’d wait a while, but we’re already over! Really, I can’t accept that. Um, sorry … Silve, Mago, what’s your name … do you let Luis out? Luis! Come here you’ve done enough! Luis: “But mister, I wanted to try the throw from inside our goal …”. No, no, that’s not the case now, you’ll try it in training.
(Maldonado doesn’t look in the mouth … in fact, I always have to lower myself … tz!)
Now there we are. We are playing better and Welbeck no longer continues to complain. Andrea is playing better too, but he goes! Look, I got the change right. Put her in the middle … of her head … Sara … Sara … SARAOOOOOOOOOOO !!! But come on! I’m a genius!
[shortly after … at the press conference]
Mister, congratulations for the match, yet another overturned in the second half, against a respectable opponent … (see interview)
Catania is on track, the boys played a good game seasoned with valuable things and mistakes. Etc. etc.
It was Maldonado’s fault because he always wanted to throw.
Yes, right…
To you in the studio