Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella cucitura di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi abbiamo intervistato Mario Conti, tifoso DOC, speaker radiofonico e Resident Manager presso strutture alberghiere.
Parlami di questa esperienza radiofonica tra l’esilarante, il pungente e il realista: come e perché nasce Radio Free TIBET?
Intanto è un’iniziativa canzonatoria perché rievoca Mourinho quando, ironicamente, parlando di Pietro Lo Monaco disse: “Lo Monaco? Io conosco Monaco di Baviera, Monaco del Tibet e il Gran Premio di Monaco. Da un gruppo di amici come Danilo Pasqualino, Salvo Siracusano, Mimmo Vampa, Luigi Pavone, Nico che è presidente degli Old Elephants: è un’esperienza che poi, col passare del tempo, ci ha permesso di divertirci sia nel nostro gruppo Whatsapp sia con la diretta.
Alla fine Sarao è rimasto se stesso, niente mutazione in Lewandowski come auspicavi. Quanto manca una punta da doppia cifra a questo Catania? Se mister Raffaele avesse avuto questa ulteriore freccia al proprio arco, cosa sarebbe cambiato secondo te?
Sarao purtroppo non si è tramutato né in Lewandowski né in Aguero: non capisco come faccia ancora a strapparsi i calzettoni, forse è un trend, ci saranno influencer anche nel calcio che si dedicano alla “scicata de cosetti” perché appare più sexy. Il bomber manca perché con Pinto e Calapai, Russotto e Piccolo, quando rientrerà, i cross e i traversoni pervengono in area con regolarità e qualcuno che finalizzi, il classico puntero, manca tanto al Catania. Sarao si è anche addossato responsabilità non proprie infatti dal dischetto ha fallito un paio di volte. Occorreva un Eddy Baggio che non era un fenomeno tecnicamente ma che aveva un fiuto del gol sotto rete di un certo spessore. Al secondo posto ci sarebbe arrivata a mio parere, come a Pagani dove c’era il nulla cosmico e magari con un attaccante in vena realizzativa si sarebbe risolta a nostro favore.
Ora parliamo un po’ di te. Raccontaci la tua esperienza al Nord, nel gelido Trentino. Di cosa ti occupi nella vita a parte fare, benissimo, lo speaker radiofonico?
La mia esperienza al Nord? A volte il freddo del Trentino è inferiore a quello umido siciliano. Mi occupo principalmente di strutture ricettive alberghiee svolgendo varie mansioni. Ultimamente mi sono occupato come direttore, Resident Manager, e il personale con cui tratto e di cui mi avvalgo è prettamente meridionale e siciliano, catanese o dell’ennese e stride con il pizzo della montagna in cui mi trovo (sorride, ndc). Purtroppo con questa pandemia mondiale che ha spiazzato tutti abbiamo dovuto rivedere la nostra posizione: ristorazione, settore turistico, conferenziale e dei concerti sono stati penalizzati fortemente. Ci siamo concessi un anno sabbatico, infatti adesso mi trovo di nuovo in Sicilia a godermi sole, mare ed eruzione dell’Etna. Lo dico con amarezza perché spesso ci attorcigliamo sui nostri valori territoriali mentre al Nord quel poco che hanno riescono a renderlo redditizio e sanno come sfruttarlo. Andando con culture diverse come quella danese, irlandese, ceca e dell’Est europeo in generale, posso assicurarvi che stride con l’immobilismo siciliano e del Mezzogiorno in generale. Anzi devo dire che la Sicilia in alcune cose è un po’ più avanti, per esempio, rispetto a certe zone della Calabria.
Come si vive a distanza la passione per i colori rossazzurri? Quando gli stadi erano aperti ai tifosi la sofferenza di non poter assistere dagli spalti alle partite quanto incideva sul tuo stato d’animo da tifoso DOC da 1 a 10?
A distanza la passione per i colori della propria città si vive in maniera amplificata perché non vivendo la quotidianità, nonostante l’immediatezza attraverso internet, in passato negli anni ’70 mi trovavo a Bologna e per conoscere le notizie della tua città dovevi aspettare che uscisse il giornale il giorno dopo quindi il lunedì, per esempio, leggevi il giornale per sapere se aveva segnato Ciceri o per scoprire le prestazioni che aveva fornito Rappa. La vivi in maniera diversa, eliminando le scorie e prendendo solo il buono. Di presenza, ovviamente, se frequenti gli allenamenti e vivi la squadra la percepisci in maniera molto differente. Secondo me stare all’estero o comunque oltre lo Stretto, acuisce la passione perché arrivano ovattate certe notizie e, di conseguenza, amplifichi fede e amore verso i colori rossazzurri.
Un’ultima domanda sull’attualità. Secondo te Mario, Tacopina “fimma” prima o poi?
Tacopina dovrebbe firmare. Dal primo istante c’è qualcosa che non mi ha sconquinferato e mi sono posto delle domande: perché un imprenditore del calibro di Tacopina perché si è interessato a una squadra di Serie C? Si risponde sempre: Torre del Grifo e i 12.000 dell’Olimpico che lo hanno gasato ma non mi hanno mai convinto a pieno. Spero nella migliore sorte possibile e credo che sancirà questo accordo dopo essersi esposto così tanto, sarebbe una caduta di stile e un passo falso se non si realizzasse questo affare, affare per chi non lo so…In qualità di tifoso mi auguro che si chiuda tutto per il meglio e che si dia il via a un’epoca senza insuccessi, non dico di successi ma di centrare promozioni e posizionarci in categorie migliori.