Sursum corda amici rossazzurri. Sursum corda. Per uno straordinario esito fono-morfologico, gli antichi romani e i tifosi del Catania nel 2021, levano i cuori verso il cielo praticamente alla stessa guisa.
L’etimologia è diversa, non ce ne vogliano i latinisti, ne siamo consapevoli. Ma volete mettere corda e cuore sotto la stessa accezione semantica? Il cuore pulsa, la corda lega: nessuna differenza. É come se il cuore si ricongiungesse all’anima, vincolandola a sé.
Il derby Catania-Palermo è la partita del cuore per i rossazzurri l’unica che abbia la capacità di legare il cuore all’anima.Di espressioni ne sono state sfoggiate a iosa: “la Partita”, con tanto di “P” maiuscola, la “partita delle partite”, “la partita dell’anno” e chi più ne ha, più ne metta. E il Catania non doveva mancare all’appuntamento. Ho goduto del privilegio di non dovermi cimentare “a caldo” nella stesura di un articolo in cui le parole sarebbero piovute come un temporale ancor prima che il mio cervello stabilisse come edulcorarle o bandirle.
Ora, siate caritatevoli, non additiamo i legni come fautori della sconfitta o, peggio, acerrimi rivali della dea bendata che ci ha voltato le spalle. Il consueto dominio territoriale sterile e la maggiore verve agonistica (ma anche sulla sponda rosanero perché trattavasi di derby): rappresentano inezie in un contesto simile. Uno dei pochi casi in cui la squadra di casa passa in svantaggio dopo aver siglato un gol immaginario al 35′ del primo tempo, con una superiorità numerica che avrebbe ucciso un leone ma, evidentemente, non un’aquila. La manovra che, pedissequamente, viene tramata dai rossazzurri senza guizzi, a parte qualche lampo di Russotto, senza idee illuminanti: l’uno sembra prestare il fianco all’altro senza contributi di originalità ma limitandosi al compitino. E’ un derby, i compitini lasciamoli ai bambini in DAD.
Inutile tornare sulla cronaca della partita, s’è già detto tutto e, in sinceramente, tornare su quell’arrembaggio alla garibaldina proprio non ci entusiasma. Ergo, anche se è difficile, terribilmente difficile, proviamo a rimodulare le nostre emozioni così intense convogliandole verso il “buono” anche perché non abbiamo altra scelta. Il campionato non è finito ieri sera (per fortuna). Certo, perdere un derby, per di più evidenziando lacune tecniche, atletiche ancor prima che caratteriali, non consente ai tifosi rossazzurri di prendere il calendario, scrutare le partite mancanti e immaginare la griglia dei playoff covando brame di vittoria. Ma è l’unica chance che abbiamo per continuare a estrapolare dal nulla cosmico valide motivazioni. Sì, e poi c’è “quell’altra motivazione” di cui parleremo a corollario.
Prendiamo in prestito un testo che appartiene alla tradizione canora degli amici napoletani non certo con la presunzione di rammentare ai tifosi rossazzurri la passione per questi colori ma per ricordare a chi orbita intorno al nostro tesoro il valore dei sogni. Questi colori. anima e core, talvolta si tingono di tragico talaltra ci intrattengono con variazioni cromatiche sgargianti tipiche del commediografo scaltro che sa come deliziare i palati più fini con scherzi che suscitino ilarità e riso, di quello a crepapelle. La Serie A, il record di punti, le vittorie su Inter e Juventus. Ah non era uno scherzo? E allora perché è finito? Lo scherzo è bello quando dura poco ma, a questo punto della storia, raccontateci la verità e che sia una verità-vera e duratura, celere e non ritrattabile per nessuna transazione, nessun climax che ascenda all’apice del successo per poi discendere nel baratro della tragedia sportiva.
Catania, Anema e core, che ci fai perdere il sonno, che ci fai i dispetti, non rispondi alle chiamate, eppure siamo sempre lì in adorazione e non ti lasceremo mai, nemmeno per un’ora, nemmeno per quei sciagurati 90′ di derby. Ci fa paura l’idea di vivere senza te.
Nuje ca perdimmo ‘a pace e ‘o suonno, |
nun ce dicimmo maje pecché? |
Vocche ca vase nun ne vonno, |
nun só’ sti vvocche oje né’! |
Pure, te chiammo e nun rispunne |
pe’ fa dispietto a me |
Tenímmoce accussí: anema e core |
nun ce lassammo cchiù, manco pe’ n’ora |
stu desiderio ‘e te mme fa paura |
Sursum corda amici rossazzurri: sempre, comunque, anche dopo una sconfitta nel derby. Purché ci sia un futuro imminente in cui giocarsi l’occasione del riscatto morale e sportivo.
Da queste parti c’è bisogno solo di coerenza, lungimiranza, progettualità e stabilità, quella che è mancata in questi ultimi quindici anni così altalenanti. Ridateci dignità, ridate lustro alla nostra storia, non giocate con i nostri sentimenti. La labilità non si perdona a chi, nelle viscere, pullula di rossazzurro. Se il cuore duole, l’anima soffre, strozzato da quella corda che non fa levare in alto i cuori. Era questa l’altra motivazione, ma lo sapevate già.
(fonte foto: calciocatania.it)