Catania Mood ha raggiunto telefonicamente Stefano Sica, addetto stampa del Team Napoli Soccer, conoscitore di calcio a 360° ed esperto dell’Avellino, per commentare la sconfitta dei “lupi” maturata al “Massimino” dopo l’invidiabile serie di risultati utili consecutivi inanellata precedentemente.
Con Stefano Sica abbiamo discusso ampiamente e dettagliatamente di Catania-Avellino, di play-off e dei protagonisti del match soffermandoci anche sul progetto sportivo ideato da Italo Farinella e Bruno Di Napoli, il sopracitato Team Napoli Soccer, un unicum di cui Stefano Sica rappresenta l’anima comunicativa.
Stefano, parlaci innanzitutto del progetto “Team Napoli Soccer”. In cosa consiste?
Si tratta praticamente un raduno estivo per Under utilizzabili in D e nei campionati regionali oltre che giovanili, con allenamenti quotidiani dal lunedì al venerdì e partitelle in famiglia infrasettimanali per addetti ai lavori e osservatori.
È un raduno nato nel 2010 anche per Over svincolati, poi da qualche anno riguarda solo gli Under. Dura un mese e mezzo, più o meno da metà giugno a fine luglio. Per esempio un nome che abbiamo selezionato è il compianto Lello Santagata, ex Casarano, deceduto a causa di un tumore appena 18enne. È stato con noi due anni, poi andò alla Sangiustese che lo venne a vedere proprio a Napoli. Io poi do solo una mano logistica e comunicativa ovviamente. Il progetto è stato ideato da Italo Farinella, che è un talent scout, e Bruno Di Napoli che è un agente Fifa (http://www.assistcalciatori.com/portale/).
L’Avellino era falcidiato dalle defezioni sia a causa di guai muscolari che per le tre positività al Covid-19. Quanto hanno pesato le assenze per mister Braglia?
Probabilmente a centrocampo qualcosa si è sofferto visto il trend di De Francesco e Carriero. A parte D’Angelo, sempre prezioso negli inserimenti senza palla, Aloi e Adamo non sono riusciti ad incidere. Ma è difficile fare una correlazione di questo tipo in maniera categorica, visto l’approccio totalmente sbagliato da parte dei Lupi. Anche all’andata, il Catania si presentò al Partenio-Lombardi con diverse assenze, eppure riuscì sostanzialmente a dominare per quasi un’ora e mezza. A Catania in campo ci è scesa una squadra non totalmente diversa dall’11 che normalmente Braglia ha in mente.
Ritieni che ci siano stati più meriti da parte del Catania o più demeriti irpini?
Come sempre i due aspetti si mischiano. I demeriti dell’Avellino sono forse predominanti perché a mio avviso non ha affrontato la partita con la giusta mentalità, è sceso in campo un po’ svuotato dal punto di vista psicologico e probabilmente anche con un pizzico di sottovalutazione dell’avversario. I meriti del Catania sono stati quelli di aver indovinato l’approccio e di non essersi adagiato dopo il vantaggio. È stata una scelta strategica che ha spiazzato i biancoverdi. Non è un caso che l’Avellino ha faticato per molto tempo ad uscire dalla propria metà campo procurandosi la prima vera occasione da rete solo dopo la mezz’ora. Troppo poco.
Quando si cambia allenatore solitamente avviene una scossa benefica su tutto l’ambiente. Nella fattispecie, a tuo avviso, credi che l’avvicendamento abbia fatto la differenza in termini di motivazioni?
Non è una regola assoluta, ma nella stragrande maggioranza parte dei casi è ciò che avviene. E, a giudicare dall’interpretazione della partita da parte del Catania, non si può dubitare che il cambio in panchina abbia dato qualcosa al gruppo in termini di spinta e rinnovato entusiasmo. Questa rinascita si è vista non solo nel primo tempo, dominato in lungo e in largo per gioco e intensità, ma anche nella ripresa quando è stato necessario mantenere quel pressing e quello spirito di sacrificio per contenere il ritorno dell’Avellino, che obiettivamente c’è stato. Fermo restando che è presto per trarre giudizi definitivi. Vedremo, ma molti rossazzurri si sono espressi su livelli nettamente migliori rispetto all’era Raffaele. E non è solo – e sarebbe prematuro affermarlo – una questione di stravolgimento del sistema di gioco.
Come hai visto il Catania? Che idea ti sei fatto dei rossazzurri? Secondo te possono ambire al “traguardo grosso” passando dai play-off?
I play-off sono sempre una lotteria nella quale tutto può succedere. Conterà principalmente la condizione atletica che poi trascinerà con sé anche quella mentale. Senza contare gli imprevisti legati al Covid, che sono sempre una variabile in grado di condizionare anche squadre molto attrezzate. Manca troppo tempo per farsi un’idea. Se il sussulto vissuto con l’Avellino non sarà un fuoco di paglia, il Catania può giocarsi le proprie carte, ma la concorrenza è tosta. Braglia si sa che è uomo play-off, il Catanzaro ha un organico competitivo in grado di arrivare fino in fondo, il Bari resta comunque un’incognita, la Juve Stabia diverte molto e vive sulle ali dell’entusiasmo. E potremmo parlare anche delle primissime degli altri due gironi. Sarà durissima.
L’Avellino con il Catania ha raccolto zero punti. Rispetto alla partita d’andata hai visto un Catania in crescita o ritieni che i biancoverdi abbiano racimolato meno di quanto meritassero nell’arco dei 180′?
Sono state due gare in pieno controllo rossazzurro. Il Catania le ha dominate entrambe e l’Avellino, seppur in cerca ancora di una quadratura a novembre, ha poco da recriminare. Nelle due sfide, la reazione dei Lupi c’è pure stata, ma troppo tardiva e a giochi fatti.
Un’ultima domanda. Quale giocatore rossazzurro ti ha impressionato maggiormente?
Russotto è stato devastante e non solo per i gol, ma anche per la sua imprevedibilità e velocità tra le linee. È stato per lui un autentico pomeriggio di grazia. Mi è piaciuta anche la mezz’ora di Manneh, rigore procurato a parte.
E se dovessi stabilire il migliore in campo dell’Avellino, quale giocatore indicheresti?
Forse, più che migliore in campo, si dovrebbe individuare chi più di tutti è uscito dal campo con l’onore delle armi. Santaniello per esempio è stato molto dinamico e spesso attivo in area avversaria. Ha cercato spunti, non si è risparmiato mai, ha fatto quello che poteva nel contesto che gli era dato. Il duello con un tonico Claiton è stato molto bello da vedere. Buono anche l’impatto di Rizzo, che ha provato a dare velocità e accelerazioni a una squadra bloccata. Tra lui e Adamo si è notata una bella differenza. Insufficienti tutti gli altri, al netto di D’Angelo.