Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Andrea Motta è un “Catanese al Nord” che, ancor prima di guadagnarsi questa nostalgica etichetta, era ed è un giornalista di grande spessore etico ed intellettuale. Speaker radiofonico per Catanista, su Radio Smile, ha collaborato con diverse testate giornalistiche anche di respiro internazionale come The Guardian e Daily Mail, prima di abbandonare il “giornalismo redatto” (qui l’espressione vale come “calcio giocato”), per dedicarsi a un nuovo lavoro, alla sua meravigliosa famiglia vivendo per oltre un lustro in Inghilterra.
Andrea è con piacere immenso che accolgo questa intervista ad un amico ancor prima che ad un giornalista o ad un tifoso del Catania che vive da tempo lontano dalla città. Hai seguito le sorti rossazzurre? Che idea ti sei fatto della squadra di Raffaele ora in mano a Baldini?
Grazie a te Marco, è un piacere essere qui con voi. La distanza grazie ai mezzi di comunicazione si è assottigliata per cui a sprazzi riesco a seguire le vicissitudini del Catania. C’è interesse sia a livello personale che professionale, quindi un mix di ricordi e sentimenti che si incrociano ed è sempre un piacere conoscere le sorti del Catania. L’idea che mi sono fatto? Per la prima volta si sta parlando di calcio rispetto al passato anziché di fallimenti, adesso si parla tantissimo di Tacopina ma anche di calcio giocato non so se 50% e 50% ma una buona porzione è relativa al calcio giocato. L’anno scorso a causa della pandemia con i tre mesi di fermo era quasi obbligatorio parlare di ciò che accadeva fuori dal rettangolo da gioco. Onore va dato alla SIGI che ha evitato il fallimento, salvando matricola e società e che ha messo in piedi una squadra decente con elementi di esperienza e categoria come Claiton e Reginaldo, nomi altisonanti, come Russotto e Di Piazza del resto. Il Catania è lontano anni luce dalla gestione tecnica e mentale della Ternana di Lucarelli ma più credibile rispetto all’anno scorso, oberato anche da pensieri extracalcistici. Quindi avrà l’opportunità di dire la propria ai playoff.
Come si vive a distanza la passione per i colori rossazzurri? Quando gli stadi erano aperti ai tifosi la sofferenza di non poter assistere dagli spalti alle partite quanto incideva sul tuo stato d’animo da tifoso DOC da 1 a 10?
A differenza di tanti altri, e ne vado orgoglioso, che rappresentano la maggior parte, che sono nati tifosi e diventati giornalisti per avere l’opportunità di intervistare i propri beniamini. Io fin da bambino ho avuto il forte desiderio di fare il giornalista sportivo e quale modo è stato migliore se non seguire la squadra della mia città. Quindi c’è sempre stato un sentimento di simpatia e supporto verso il Catania e la speranza che andasse in categoria superiore con grande contentezza quando le cose andavano bene e dispiacere quando andavano male però chiaramente è una grande differenza: sono nato come giornalista prima che come tifoso ma le strade si sono, giocoforza, incrociate quando il Catania disputava la Serie A con Simeone in panchina, e da quel momento in poi per 4 anni non si sono più separate. Ho avuto la possibilità di andare allo stadio, entrare in Tribuna Stampa, intervistare nel post-partita i giocatori nelle conferenze stampa anche a Torre del Grifo, interviste esclusive con alcuni giocatori come Bergessio, Maxi Lopez, Barrientos, Llama, Alvarez ecc. Quando passi tanti anni in sinergia con una squadra di calcio nasce un sentimento di simpatia. E’ difficile guardare le gare a distanza, in questi anni ne ho viste poche, ma in generale la cosa più importante, con uno stadio che risponde in maniera diversa rispetto ai tempi della Serie A così soffro un po’ meno anche se con la SIGI a comando e con Tacopina poi dato il malcontento della gestione precedente, ci sarebbe maggiore seguito se si potesse entrare allo stadio. In questi ultimi sette anni in cui vivo lontano da Catania sono andato allo stadio solo in occasione di un derby Catania-Messina Pasqua 2016 (2-1), e questa partita cadeva quasi esattamente due anni dopo Catania-Juventus (2014) con stadio pieno, invece in occasione del derby lo stadio era semivuoto e per me è stato un colpo al cuore.
Ti aspetti il closing a breve? Se si, cosa vedi nel futuro del Catania?
Immaginare la data è difficile. Ho visto in difficoltà legittima gli addetti ai lavori ma anche SIGI e Tacopina hanno proclamato date che poi puntualmente non sono avvenute. Perché sono trattative difficili, noi siamo all’infuori di queste dinamiche finanziarie, passaggi tra aziende, con tutto quello che comportano: avere 40 persone nel libro paga, tutta una serie di asset immobiliari e di altro tipo, debiti da gestire, ci sono situazioni da dover perfezionare che non possiamo nemmeno immaginare. Tacopina ha dimostrato di essere un imprenditore serio, un avvocato che ha vinto cause importanti, principe del foro di New York, ha sempre difeso parti lese di grande rilievo, quindi sa il fatto suo anche da imprenditore. Non ha mai lasciato i suoi club in difficoltà: ha portato il Venezia dalla D alla B, lasciandolo in buone mani, idem col Bologna dalla B alla A, con la Roma ha dato un contributo minoritario ma era pur sempre in una società sana. Le sensazioni guardando al suo curriculum professionale di avvocato e imprenditore mi lasciano sereno. Vuole costruire nel giro di qualche anno una squadra che possa ambire prima alla Serie B poi alla Serie A e non è detto che lasci il club ad altri come ha fatto altrove anche perché per guadagnare qui occorre tempo alla luce dei debiti quindi il progetto a Catania potrebbe essere più duraturo.
Raccontaci un po’ di te. Di cosa ti occupi? Vivi con la tua famiglia?
Da quasi un decennio abito nel Regno Unito con mia moglie e mia figlia e sto bene qui ma non dispero mai nella possibilità di tornare nella mia terra natia nei luoghi a me più cari oltre mia moglie e mia figlia ovviamente. In questo periodo di rivoluzione in cui molte aziende consentono di lavorare in permanente smart working chissà che un giorno io non possa tornare a Catania. Ho convertito le mie conoscenze in comunicazione e giornalismo e, ancor prima, nei miei studi universitari, in marketing e SEO Manager cioè un esperto di marketing sui motori di ricerca. Il mio compito principale è assicurare che il sito web dell’azienda per cui lavoro riceva traffico organico qualificato dai motori di ricerca e che questo traffico sia in linea con i nostri obiettivi di business.
Questa squadra, a tuo parere, ha le potenzialità per vincere i playoff?
Non è la squadra più forte del campionato ma in tutte le categorie, anche in Championship inglese, solitamente i playoff premiano la squadra più forte, che si è piazzata dietro chi è stato promosso direttamente. Ma non è sempre così, vedi Catania 2001-02,. perché il Taranto era più forte probabilmente, aveva un bomber pazzesco come Riganò, Parente che aveva giocato in Serie A, oppure il Cosenza di qualche anno fa, ma il Catania dovrebbe dimostrare la stessa fame di vittoria del 2001-02, per colmare il gap tecnico con le dirette concorrenti.