La redazione di CataniaMood ha avuto il piacere di ospitare Davide Marchiol, direttore di Tutto Venezia Sport e giornalista pubblicista che si occupa di diverse squadre che si occupano di squadre del Triveneto, come l’Udinese. Con lui abbiamo parlato di Tacopina, ex presidente del lo Venezia, che ha conosciuto e vissuto in prima persona il periodo veneto del probabile futuro patron del Catania.
Tacopina ha prelevato il Venezia dopo un fallimento, in serie D. Quali sono state le prime mosse da presidente del Venezia?
“Tacopina è arrivato a Venezia con l’idea ben precisa di riportare in tempi rapidissimi Venezia almeno in Serie B, tra i professionisti, gli investimenti del suo gruppo dunque sono andati subito in questo senso, soprattutto per quanto riguarda la rosa della squadra, che è stata resa immediatamente adatta campionati molto complicati come la Serie D e la Serie C”.
Qual era il suo rapporto con la città, i tifosi, la stampa e la squadra?
“Dopo anni di fallimenti, chiaramente l’arrivo di una persona come Tacopina, che aveva già un nome e dei risultati in mano, è stato accolto con entusiasmo e alla fine almeno la Serie B è stata raggiunta nei tempi prestabiliti, facendo riemergere la piazza finita un po’ in disgrazia. Quindi Joe è ricordato con tanto affetto. Poi chiaro, alcuni problemi a Venezia sono rimasti irrisolti, l’addio è avvenuto in un momento non semplice per la squadra… ma non sono cose che scalfiscono più di tanto il buon ricordo che i tifosi hanno di lui”.
Come giudica l’operato di Tacopina tra i Leoni di San Marco, e come lo giudicano i tifosi?
“Sicuramente alla fine il giudizio è positivo all’unanimità. Il Venezia è tornato almeno tra i professionisti, i bilanci sono a posto e si risente un po’ di stabilità dopo anni e anni di problemi societari. Quindi sarebbe assurdo dargli un voto negativo, poi chiaro, il sogno è la Serie A, ma non è semplice nemmeno in piazze che hanno meno problemi di Venezia”.
Quali sono stati a Venezia i pregi e i difetti dell’ex presidente?
“Il pregio è l’aver capito fin da subito come tenere alto l’entusiasmo della piazza, è una guida molto carismatica. Per quanto riguarda il difetto… Beh ogni tanto i proclami sono stati un po’ esagerati rispetto alle effettive possibilità, più sul fattore infrastrutture che su quello squadra, che alla fine prima del rallentamento ha fatto anche i Play-Off. Sullo stadio però forse il suo progetto era un po’ troppo ambizioso e quando, nel post Pippo Inzaghi, c’è stato un periodo un po’ più buio di risultati probabilmente poteva comunicare meglio in certi frangenti”.
Come e perché l’avvocato statunitense ha lasciato la squadra del capoluogo Veneto?
“L’addio è stato pacifico, benché non sia mancata qualche frecciata sull’affluenza del pubblico allo stadio, ma è un discorso veramente ampio e che riguarda appunto l’infrastruttura citata sopra. Sulle motivazioni precise, quelle le sanno gli investitori che con Tacopina hanno preso in mano il Venezia a suo tempo e che hanno concordato insieme a lui il cambio dirigenziale. Sicuramente il Venezia post Inzaghi si era un po’ inceppato anche nei risultati e questo unito alle difficoltà lato stadio hanno portato i proprietari a ridiscutere un po’ le cose per evitare di fare passi indietro”.
Dante Scibilia seguirà sicuramente Tacopina nell’avventura a Catania. Quale ruolo ha ricoperto a Venezia e che cosa ha dato alla società?
“Dante Scibilia ha fatto un po’ da braccio destro di Tacopina in quel di Venezia, d’altronde il lavoro portava inevitabilmente spesso Joe a restare anche abbastanza a lungo negli USA, dunque il DG faceva da collante. Un fattore importantissimo, abbiamo visto spesso come va a finire se una società con un proprietario straniero non ha uomini che facciano da filo conduttore.”
Mister Tacopina è un presidente che si intromette in scelte tecniche o si limita solamente a scegliere i professionisti assecondando il loro lavoro?
“Tacopina è un presidente molto presente, che ovviamente le scelte le concorda, ma che è molto attivo nelle decisioni. Dal logo alla scelta dell’allenatore lui a Venezia si è fatto coinvolgere. Poi come sempre alcune scelte sono azzeccate altre meno, nel post Inzaghi probabilmente invece non ha considerato alcuni rischi legati all’affidarsi a Vecchi e Angeloni che sì, avevano tantissime competenze e di cui gli avevano parlato tutti molto bene, ma che magari avevano poca esperienza della categoria”.
In base a ciò che ha potuto vedere a Venezia, riuscirà Tacopina a riportare entusiasmo in una piazza difficile come quella di Catania?
“Beh, se lo sapessi farei il mago e non il giornalista. Scherzi a parte sono sempre tantissimi i fattori per il successo di un’idea, sicuramente Tacopina non fa mancare l’entusiasmo e l’atmosfera in ciò che fa, poi è chiaro che però i risultati dovranno dargli consistenza, alla fine nel calcio è sempre il campo a dare il verdetto”.
Conoscendo Tacopina, pensa che, in caso di nuovo allenatore, possa puntare su un tecnico navigato per la categoria e provarne uno alle prime armi? Si è fatto il nome di De Rossi ad esempio.
“A Venezia per la risalita in B si è affidato a tecnici magari non affermati, ma già con alcune esperienze. Favaretto aveva già diverse stagioni di esperienza tra D e C, Pippo Inzaghi aveva fatto la gavetta al Milan. Poi in B ha scelto Vecchi che era da un bel po’ in ambito più giovanili che professionisti e ne ha pagato lo scotto. De Rossi in campionati così intricati potrebbe essere una scelta un po’ azzardata, ma dipende dagli obiettivi, se effettivamente si vuole conquistare immediatamente la promozione bisognerà mettere in conto che l’ex Roma avrà bisogno di tempo e qualche errore dovrà poterlo fare”.
Secondo lei, perché l’ex presidente del Venezia si è interessato al Catania? Una struttura come torre del Grifo ha potuto incidere nettamente sulla decisione?
“Fin da quando è stato ufficializzato il cambio dirigenziale al Venezia, Tacopina è stato accostato ad altre squadre che avevano assaggiato il grande calcio per poi scivolare indietro. Erano uscite voci per esempio che lo accostavano al Siena. Le piazze su cui sceglie di puntare alla fine comunque hanno sempre un significato per lui, la Roma perché il padre era originario della capitale, Venezia perché è considerata una delle città più belle del mondo… Catania probabilmente è legata alle origini siciliane della madre e comunque parliamo di un club che ha vissuto stagioni importanti in Serie A e che ha appunto in Torre del Grifo una struttura importante già esistente, quando magari a Venezia le infrastrutture erano un po’ da rivisitare in toto. C’è quindi materiale per ripartire fin da subito con un progetto importante”.
Qualche curiosità sul possibile futuro presidente del Catania…
“La sua passione per il fitness credo non sia un segreto, credo che la foto dell’esultanza post Carpi-Venezia, quando i Leoni potevano finire in C anche direttamente, sia una bella dimostrazione di quanto l’avvocato si leghi alla piazza in cui opera, oltre che a far un po’ impressione visto che non siamo abituati nell’ambiente a vedere presidenti così fisicamente prestanti”.
(Foto fonte: Davide Marchiol e Venezia.it)