“Poker”, “pokerissimo”, “all-in” e altri termini per la sottoscritta misconosciuti, sono stati nominati frequentemente nelle ultime settimane.
Dopo le quattro vittorie inanellate dalla truppa di mister Baldini in molti si attendevano la “cinquina” che in effetti è arrivata ma sotto mentite spoglie: uno schiaffo morale, cinque dita dai palmi gialli e dal resto delle falangi rosso.
Tra raffigurazioni da boia rossazzurro pronto a giustiziare qualsiasi avversario gli si ponesse dinanzi a effigie tendenti al sacro poiché salvatore del Catania, Baldini torna sulla terra da comune mortale ma per nulla ridimensionato nel progetto sportivo, nel suo credo calcistico e nel prosieguo del lungo cammino che ancora attende i suoi ragazzi.
La sconfitta esiste per fare da contraltare alla vittoria: vi immaginate che monotonia piatta e ripugnante proveremmo se esistesse solo la vittoria? Poniamo che due squadre duellino per 90′ e, al fischio dell’arbitro, tutto si riduca a una sorta di bonaria “SuperLega” in cui non esistono né vincitori né vinti perché nessuno, in fondo, può retrocedere.
Certo, stiamo estremizzando ma il senso dello sport è l’agonismo e, l’agonismo, deve ringraziare l’esistenza della sconfitta altrimenti non avrebbe modo di infuocare i giocatori in campo e incendiare l’entusiasmo dei tifosi sugli spalti: le lacrime di Kurtic, per intenderci, sono di ringraziamento, come a dire: «Grazie sconfitta che ci fai emozionare ancora nonostante vogliano “SuperLegarti” ».
Quindi, una volta accettato il verdetto del “Ceravolo” non resta che archiviare definitivamente il poker, riporre il mazzo di carte in un cassetto e tirare fuori quelle siciliane: l’ultima briscola, quella più alta, teniamocela in vista dei play-off.
Francesca Tremoglie