Domenico Sapienza: “Seguo il Catania dal 2000. Non auspico il fallimento, ma questa città non può vivacchiare in C”
Amico e tifoso del Catania fin da quando era piccolo. Domenico Sapienza risponde alle nostre domande per la rubrica settimanale Tifosi Mood. Tra le varie tematiche affrontate, ovviamente, anche il delicato momento societario che attraversa il sodalizio etneo. Di seguito le sue risposte alle nostre domande.
Domenico, innanzitutto grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come stai? Come stai vivendo questo periodo di pandemia?
“Ciao ragazzi, grazie a voi per avermi contattato. Sto bene, non vedo l’ora che passi questo periodo e possiamo tornare tutti nuovamente alle nostre abitudini senza restrizioni e preoccupazioni”.
Tu e la tua passione per questi colori. Da quanto tempo segui il Catania? Quali sono i ricordi più belli e quelli più brutti?
“La mia prima volta allo stadio è stata nel maggio 2000. Giocavamo contro il Castel di Sangro, ultima partita di campionato. Da quel giorno le partite in curva che mi sono perso si possono contare sulle dita di una mano. Acqua, freddo, partite in campo neutro a Caltanissetta. Un legame tramandato da padre in figlio. Al Catania è legato pure il rapporto con la mia ragazza, anche lei tifosissima, conosciuta parlando del Catania e con la quale ho condiviso tutte le partite in casa, trasferte e purtroppo le tantissime amarezze di questi anni. Ricordi belli ne ho diversi, non riesco a fare una classifica. Oltre alle promozioni in B ed in A mi piace ricordare la partita con la Roma che valse la salvezza. Al gol di Martinez piangevo a dirotto dalla felicità. Mai successo prima di allora di piangere dalla gioia. Tra i ricordi più brutti cito la traversa di Mazzarani col Siena ai rigori. Ricordo che mi sedetti sui gradoni, e poi il nulla. Non so neanche come feci ad uscire dallo stadio. Per giorni e giorni in mente riecheggiava il suono del pallone che sbatteva sull’incrocio dei pali”.
Adesso veniamo all’argomento principale, ovvero il Catania. Prima di passare alla tematica più importante, ti chiedo un giudizio sul campionato dei rossazzurri?
“Mi aspettavo questa posizione di classifica. Parlando in estate con degli amici ero convinto che questa squadra non potesse andare oltre al quinto/sesto posto. Se consideriamo la situazione debitoria è stato sicuramente un campionato dignitoso, ma onestamente non lo reputo così soddisfacente come invece ha esternato qualche dirigente o qualche tifoso. Una piazza come Catania non può accontentarsi di fare determinati campionati in Serie C”.
Sigi-Tacopina: da una trattativa che sembrava oramai prossima alla fumata bianca, ad un improvvisa frenata. Cos’è successo secondo te?
“Il Catania ha un monte debitorio impressionante. Giustamente Tacopina ha fatto i suoi calcoli. È un imprenditore ed è giusto che deve valutare diversi aspetti. La Sigi poteva muoversi più tempestivamente, conoscendo i tempi tecnici degli enti pubblici. Reputo che si poteva gestire meglio la comunicazione in questi mesi da parte di entrambi, ma l’errore più grosso è stato quello della Sigi di non fare più di tanto pressioni per avere risposte celeri e concrete sulla riduzione dei debiti”.
Il tempo stringe e ancora sembra proliferarsi davvero poco all’orizzonte. Quale credi sia la prospettiva più realistica per il Catania da qui alle prossime settimane?
“Sembra essere ritornati esattamente ad un anno fa. Troppa incertezza, poco tempo per reperire i soldi per l’iscrizione e programmare la nuova stagione. Sono preoccupato, non mi fido di certe notizie che sono uscite su gruppi maltesi ed investitori locali. Dobbiamo sperare che in Sigi trovino una soluzione oppure che Tacopina decida di fare un investimento folle, a scatola chiusa, senza la certezza della riduzione debitoria”.
Infine ti chiedo, vedendo la frattura nella tifoseria tra chi propende per il salvataggio della matricola e tra chi, forse troppo stanco da questi ultimi anni, fa un pensiero anche sulla ripartenza dalla D, tu da che parte stai?
“Premetto che nessuno si auspica il fallimento del Catania. Nessuno. Se la Sigi riuscisse a garantire l’iscrizione ed il salvataggio della matricola che prospettive può garantire? Vivacchiare ancora un anno? Per poi tornare nuovamente a non avere certezza sul futuro? La piazza vuole risposte. Personalmente non mi cambierebbe nulla. Rispetto chi la pensa diversamente, chi considera intoccabile la matricola, ma sono tifoso sin da piccolo e lo sarei ugualmente anche in caso di Serie D”.