L’avvocato Ferraù, intercettato giovedì in Piazza Università dai microfoni di Catania Mood, ha effettuato un’analisi, a dire il vero calzante e di una logicità disarmante che però potrebbe gettare qualche ombra sul futuro. Analizziamola insieme:
“In settimana entrante avremo incontri importanti. Stiamo facendo tutto anche per rilanciare il Catania da questa C maledetta che ha visto società come il Bari, con 17 mln di euro di investimenti uscire nei playoff, il Palermo, ecc. Capiamo che per ambire alla B non servono 11-12 mln di euro ma una squadra compatta e ben costruita e non è detto che corrisponda agli investimenti effettuati”.
Tutto vero. Le argomentazioni del presidente della SIGI non fanno una grinza. Il Bari, da due anni a questa parte, ha investito somme ineguagliabili per qualsiasi altro club di Terza Serie pur non centrando l’obiettivo della promozione. In Serie C, purtroppo, un paio d’anni gettati al vento con una gestione finanziaria poco oculata o azzardata nella speranza (o convinzione) di centrare il bersaglio grosso, possono rivelarsi deleteri nel breve termine.
Le risorse economiche di un club che permane in Serie C sono destinate ad esaurirsi: l’osmosi per cui le società di Serie A versano la mutualità a quelle cadette, vale anche dalla B alla C, ma con cifre molto diverse, e riguarda solo le neopromosse che versano 516mila euro in caso di 1° posto e 774mila in caso di promozione attraverso i play-off.
Con la fideiussione di 350mila euro da versare per garantire l’iscrizione al prossimo campionato di Lega Pro 2021/22, le sovvenzioni che giungono dai club neopromossi in Serie B rappresentano briciole: poco più di 2,2 mln di euro da spartire per 60 società (almeno fino a quando non verrà effettuata una riforma decisa del format dei tre giorni): neanche 40.000 euro a squadra.
Il Catania, ma anche molti altri club, rischiano di arrivare col fiato corto anche per questo. I diritti televisivi che Eleven Sport e Sky dovrebbero spartirsi rappresentano un’altra fonte di guadagno, per così dire, irrisoria mentre sulla campagna abbonamenti e sui botteghini (una manna dal cielo per il “Massimino”), aleggia sempre il mistero (quanta gente potrà assiepare lo stadio? Capienza ridotta, ridottissima o omologazione totale come i bei tempi pre-pandemici?).
Se le dichiarazioni di Ferraù, da una parte, instillano nella mente di alcuni tifosi il timore di una campagna acquisti mediocre o al di sotto delle naturali ambizioni di una piazza come Catania in caso di mancati investimenti esterni alla ricapitalizzazione della SIGI, dall’altra non bisogna dimenticare che senza ulteriori ingressi in società o, meglio, cessione del pacchetto azionario, la “compattezza” e una gestione finanziaria oculata potrebbero rappresentare l’unica maniera per salvare la matricola 11700 e tutelarla anche nel medio-lungo periodo.