Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi vi raccontiamo la storia di Alessandro Lauricella, cuore rossazzurro del Catania che vive in Toscana, ad Arezzo, da ormai trent’anni.
Alessandro, innanzitutto grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come stai? Come vivi questo periodo di ripresa dal brutto periodo pandemico?
“Grazie a voi ragazzi per lo spazio che mi dedicate. Diciamo che questo periodo lo sto vivendo con poco entusiasmo. Sto studiando un po’ la situazione e rispetto all’anno scorso adesso abbiamo qualche strumento in più, anche se non tutti lo utilizzano. Credo che il vero banco di prova sarà la fine dell’estate. Io non sono ancora vaccinato, ma non sono un no vax. Ho semplicemente paura di un qualcosa che ha avuto poco tempo per essere sperimentato. Dovesse capitare un qualcosa, come per esempio un nuovo aumento dei casi, cambierò sicuramente idea”.
Veniamo al Catania adesso. Da quanto tempo segui i colori rossazzurri? Quali sono i ricordi più belli e più brutti che hai?
“Sono un tifoso di vecchia data. Considera che la mia prima partita fu quel famoso Catania-Perugia, che racchiude sia il mio ricordo più bello, che quello più brutto: il Catania vinse per 2-1, ma ci fu pure lo sparo che coinvolse il guardiano dello stadio. Inizio la mia esperienza da tifoso in un anno nel quale il Catania va in A e l’Italia vince i mondiali, quindi puoi capire bene quanti film iniziai a fare nella mia mente. Purtroppo capì subito che tifare Catania non è semplice come tifare per le strisciate e via discorrendo. Tra i ricordi belli c’è pure la trasferta a Lecce la settimana prima di conquistare la A, anche lì con la triste notizia dei tifosi che persero la vita in un incidente. Ricordo il clima surreale nel primo tempo, senza tifo. Andai con alcuni amici che conobbi nel muro di CalcioCatania.com. Facevo parte di un gruppo chiamato Old e con loro ho fatto numerose trasferte, specialmente da quando vivo qui ad Arezzo. Ho assistito a tante vittorie, specialmente l’anno della promozione in A con Marino, ma anche a tante sconfitte. Ad ogni modo, ero sempre entusiasta di poter stare vicino ai colori rossazzurri”.
Parlando di attualità, che giudizio ti sei fatto sulla stagione dei rossazzurri? Soddisfatto o ti aspettavi di più?
“Il mio giudizio è molto negativo, perché ci siamo ritrovati per il settimo anno in una Serie C dove non partivamo da favoriti. Non sono mai rimasto soddisfatto del gioco della squadra, nemmeno quando si riusciva ad ottenere la vittoria. Ricordo le sconfitte del Catania nei playoff, come per esempio quella celebre di Messina. Anche se si perdeva, si giocava bene. Secondo me è anche stupido commentare questa stagione, perché entrambi i pensieri sono giusti: sia chi si è stancato della solita solfa, sia chi dice che anzi senza soldi si è fatto un buon campionato”.
Per quanto riguarda la questione Sigi-Tacopina, ti aspettavi che tutto andasse in fumo? Che idea ti sei fatto in merito?
“No, non me l’aspettavo. Sapevo e so diverse cose che non posso divulgare. Sono stato un grande estimatore di Tacopina, però da quando ho capito certe cose, ho cambiato leggermente idea. La mia sensazione è che l’italo-americano voglia prenderci da falliti. Ora, se tu mi dicessi che lui non ci prenderebbe da falliti, io sarei più contento così anziché continuare con Sigi. Non si può più improvvisare. A noi tifosi non interessa quanto mette il socio di maggioranza, credo sia una conseguenza normale se tu rilevi una società calcistica. Purtroppo la Sigi ha commesso molti errori, a cominciare dalla famosa card. Onestamente non mi sento di patteggiare più per nessuno. Voglio vedere una programmazione, anche sui giovani, se sei senza risorse, ma bisogna ritornare a parlare di calcio e a vincere“.
Infine, da tifoso del Catania, ti chiedo un messaggio per chi in questo momento ha in mano le sorti del club rossazzurro.
“Il messaggio che mi sento di inviare è quello di cedere il Catania. La Sigi verrà sempre ricordata e ringraziata, perché se non era per loro eravamo già falliti. Tuttavia, io non credo che alla distanza loro possano mantenere questa squadra. Hanno fatto bene inizialmente, ma adesso vedo idee confuse e, secondo me, si rischia di finire in cattive acque“.