Con toni ieratici, tendenti al taumaturgico, come se quella casacca rossazzurra rappresentasse vestigia sacre in grado di arrestare un’eruzione lavica, magari di estinguere un incendio salvando migliaia di ettari di macchia mediterranea, abitazioni, lavoratori onesti.
Niente di tutto questo. Catania si sveglia cenere, dopo una notte di inferno, e stavolta l’Etna è esente da colpe, ammesso che ne abbia la madre della nostra terra. Dopo la tragedia degli incendi che hanno lambito case e bruciato uno stabilimento balneare diventa davvero complicato parlare di calcio senza minimizzare. Ma è nostro compito, sacrosanto diritto, commentare il comunicato di ieri e sperare che voi facciate lo stesso leggendoci. Il Calcio Catania è una cosa seria.
“Io te l’avevo detto”, “io lo sapevo” oppure le più colorite “iù u sapeva”, “a unni ama ghiri iennu”, e altre espressioni che ci strappano un sorriso solo perché ci riconducono alla nostra cenere ancestrale, quella da cui ci siamo originati, che non segue un incendio né un’eruzione, ma è la nostra polvere di stelle, quella di cui avrebbe bisogno il nostro Catania per risorgere, sono da evitare come la peste.
E’ un momento di grande sofferenza ma sparare alla croce rossazzurra potrebbe rivelarsi controproducente, far rimbalzare i proiettili sull’ambulanza che trasporta le nostre residue speranze e ritorcersi contro di noi. Prendere posizioni matricoliste o anti-matricoliste, ammesso che esistano perché remiamo tutti verso un’unica passione pur non rendendocene conto nei momenti di maggiore trance, è deleterio. Esistono solo il Catania e i tifosi, che dibattono ormai da mesi a volte con cognizione di causa altre brancolando nel buio e non per superficialità, soltanto perché nessuno ci ha mai parlato di “pignoramento” prima di ieri.
Prima di pignorare un bene, che sia esso 1/5 dello stipendio, della pensione oppure un immobile o un conto corrente, c’è un lungo iter procedurale da seguire. Dopo la notifica del decreto ingiuntivo il “cattivo pagatore” ha 40 giorni per rispondere e, se sceglie la via del silenzio, i legali procederanno col recupero crediti. Probabilmente, ma non è una giustificazione, SIGI riteneva di trovare i salvatori per il rotto della cuffia ma così non è stato e le settimane, inesorabilmente, sono giunte in busta chiusa nella cassetta della posta di Via Magenta.
I -2 punti di penalizzazione che verranno inflitti al Catania dagli organi di giustizia sportiva rappresentano un incubo o l’inizio di un incubo peggiore? Convocare una conferenza stampa prima del 10 agosto quando la curatela fallimentare si pronuncerà sul caso Catania Servizi, spiegare al popolo catanese come andrà avanti SIGI, come pagherà i tesserati, l’IRPEF a settembre, le trasferte, e dove troverà i soldi per rattoppare la rosa nel mercato di gennaio sarebbe un passaggio fondamentale, ineludibile, moralmente ineccepibile.
La tifoseria ha voluto credere a quella strampalata ma legittima forma di azionariato popolare, come quando un bambino ci guarda negli occhi dopo aver rotto un vaso giurando di non esserne reo, colpevolizzando il gatto che però si trovava nel giardino o una raffica di vento improvvisa quando la finestra era ben serrata. Sapevamo che non era stato il gatto né il vento, ma lo abbiamo perdonato e al negozio di antiquariato ci siamo andati col nostro portafogli senza sconciare il salvadanaio.
Insomma, il sistema nervoso vacilla, sarà anche il caldo, eppure bastava poco e basterebbe ancora meno per placare gli animi: parlare senza omettere, spiegare senza nascondersi, assumersi responsabilità senza tergiversare. Ormai è inutile nascondersi dietro un dito. Dire le cose come stanno, predicare sincerità, paga anche nel peggiore dei casi. Lasciando che tutto scorra invece incombe il rischio che quel fiume di parole tracimi oltre gli argini della sopportazione.
Prima troppo “parlare”, poi troppo poco. Ora, che nemmeno parlare è bastante per persuadere, occorrono atti notarili firmati e controfirmati e, in assenza di questi, persone che ci mettano la faccia senza vagare erranti tra sorrisi di circostanza e ostentazioni: il futuro è oggi, il passato per quanto recente e glorioso, purtroppo non rappresenta mai il primo mattone per costruire il presente e non è più tempo di crogiolarsi per i successi insperati, dall’acquisto del pacchetto azionario nel luglio 2020 alla salvezza della Matricola 11700. Perché il presente si costruisce guardando al futuro.
(Fonte Immagine: LaSiciliaWeb)