Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi vi raccontiamo la storia di Giuseppe Nicosia, trasferitosi a Milano per lavoro.
Giuseppe, innanzitutto grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come stai? Come vivi questo periodo di ripresa dal brutto periodo pandemico?
“Grazie a voi per l’invito e per darmi la possibilità di parlare dei colori più belli del mondo, quelli rossazzurri. Credo che la ripresa dalla pandemia sia, purtroppo, lontana sia dal punto di vista economico che da quello sanitario ma credo altresì che sia importante aiutare in concreto quelle categorie che più di tutti hanno sofferto e continuano a soffrire per gli effetti diretti o indiretti della pandemia. Ricordiamo che secondo l’ultimo rapporto ISTAT pubblicato a Giugno 2021 in Italia nel 2020 ci sono stati più di cinque milioni e mezzo di individui in povertà assoluta, di cui quasi un milione e mezzo di minori“.
Veniamo al Catania adesso. Da quanto tempo segui i colori rossazzurri? Quali sono i ricordi più belli e più brutti che hai?
“Dal 79/80 l’anno della promozione in B. Era il Catania di capitan Barlassina, di Marco Piga, Carletto Borghi, Morra, Castagnini, La Brocca. Un Catania concreto. I ricordi più belli sono legati alla promozione in A del 1983 e ai festeggiamenti in piazza Europa fino a notte inoltrata ma anche allo spareggio salvezza del 2007 contro il Chievo quando la logica e forse anche “il palazzo” ci voleva retrocessi. I ricordi più brutti, sono legati ovviamente al ’93 con l’esclusione dal calcio professionistico, ma anche con la retrocessione in C del 86/87 e quella conseguente ai “treni del gol“.
Come vede dal punto di vista tecnico e societario la squadra?
“Dal punto di vista tecnico la squadra ha perso alcuni degli elementi più validi della stagione scorsa, penso a capitan Silvestri in primis. Quando si effettuano molti nuovi innesti, il rischio che non si possa creare un gruppo coeso è sempre dietro l’angolo, al di là del valore dei singoli giocatori e delle questioni societarie che non contribuiscono certo dare serenità all’ambiente“.
“Dal punto di vista societario credo che la situazione sia drammatica per le difficoltà nel reperire risorse finanziarie ingenti da parte dei soci attuali.
In questo contesto l’ingresso di nuovi soci o di una nuova proprietà è vitale per la sopravvivenza del Catania stesso“.
Infine, da tifoso del Catania, ti chiedo un messaggio per chi in questo momento ha in mano le sorti del club rossazzurro.
“All’attuale proprietà rimprovero la mancanza di un piano industriale e la mancanza di chiarezza nei confronti dei tifosi che mai hanno fatto mancare il proprio sostegno anche nei momenti più difficili.
La situazione debitoria del Catania equivale alla scalata dell’Everest: per riuscire c’è bisogno di preparazione, competenza e di un piano ben definito.
Non abbiano timore ad affidarsi a professionisti preparati e competenti oltre a migliorare la comunicazione verso i tifosi che vogliono solo spingere con gli occhi il pallone nella rete avversaria ed esultare in un tripudio rossazzurro. Forza Catania, sempre“.