Fasciarsi la testa dopo la sconfitta di Monopoli non era lecito perché si trattava solo della prima di campionato? Mi….e! Vabbè, corbellerie! L’estate tribolata del Catania, per non parlare della primavera, per non parlare dell’inverno beffardo, giustificava qualsiasi reazione (entro i ranghi della civiltà, sia ben chiaro), da parte dei tifosi rossazzurri.
Chi ha subito affibbiato epiteti come “brocchi”, “scarsi”, “giovani senza né arte né parte”, è stato ingiusto almeno quanto la gestione della società sia nell’ambito della comunicazione, soprattutto concernente le trattative in corso con potenziali soci, sia nel fornire risposte (?) alle molteplici domande legittime della piazza.
Ciononostante, il Catania ha cancellato il passo falso roboante di Monopoli con una prestazione globalmente sopra il 7, con qualche sbavatura difensiva preoccupante, un Maldonado ancora in fase di rodaggio, un Pinto che deve ancora ritrovare l’antico smalto e un Calapai che inizia a bruciare l’erba con le sue fiammate.
In mezzo errori grossolani della difesa andriese hanno spalancato le porte a Leon Sipos, che abbiamo omaggiato perché ha 21 anni, è croato e alla prima esperienza in Italia, è stato gettato nella mischia dopo una sconfitta amara, amarissima anzi, e ha risposto “presente e presente”, realizzando una doppietta. Nessuna beatificazione: non abbiamo pontificato la prestazione del ragazzo caricandolo di eccessive responsabilità o perché dopo 60′ di buon livello abbiamo creduto di avere davanti il nuovo Edin Dzeko o chi volete voi ma, al contrario, per dare a Cesare/Leon ciò che è di Cesare/Leon.
Porca miseria, e perdonate il francesismo (quello che sto solo pensando ma non posso trascrivere per non violare tutti i codici deontologici di qualsiasi albo di cui non faccio parte): qual è il problema se un giocatore è il migliore in campo, per distacco, e lo si loda pubblicamente? Ora sentirà un peso eccessivo e non renderà come sperato? Ma fateci il piacere! E’ un calciatore e vivrà di pressioni costantemente, soprattutto a Catania, soprattutto se lo attende un’onorata carriera.
Ora pensiamo alla prossima partita, senza paura. E’ il mestiere che si è scelto, i complimenti fanno piacere e non si monterà la testa a 21 anni in Serie C né avvertirà un peso di responsabilità insostenibile che finirà per schiacciarlo. Il calcio, spesso, è più semplice di come lo vogliamo dipingere: se uno è bravo continuerà a giocare bene e a segnare; se è una meteora sparirà nella volta celeste. Amen.