Le parole di Gaetano Nicolosi, neo Presidente della SIGI, non lasciano spazio a dubbi: il Calcio Catania necessita di nuovi soci o imprenditori che possano risollevarne le sorti al più presto perché la scadenze incombono (la prima è il16 settembre, ndr), e la gestione del club presenta molteplici oneri da ottemperare.
La società versa in difficoltà economiche nonostante gli sforzi prodotti in primis proprio da Nicolosi, oltreché dai soci ‘più virtuosi’:
“Credo che non si può restare insensibili di fronte a quei ‘Forza Catania’. Mi fa piacere aver contribuito alla sopravvivenza di una squadra amatissima qui in città. Il mio è stato un vero atto d’amore”, si leggeva ieri su “La Sicilia”.
“Al momento non c’è nulla ma è chiaro che ci stiamo muovendo e speriamo pure nell’aiuto degli imprenditori locali, della città. Credo di aver dimostrato coi fatti la volontà di non far sparire il Catania, ma occorre il sostegno da parte di altri”.
Purtroppo, Nicolosi nega l’esistenza di trattative concrete, cosa che invece era stata paventata nelle scorse settimane. Uno dei consiglieri del CdA, Giovanni Palma, ha ammonito i tifosi durante le puntata di “Corner” in onda lunedì sera su Telecolor, sostenendo che l’extra-campo non sia un argomento di loro pertinenza.
Pur ringraziandolo per la sincerità e pur trattandosi di una delle ventiquattro verità differenti che convivono in SIGI (promozione, miglioramento della posizione rispetto allo scorso anno o salvezza? Quest’ultima opzione ci sembra più ragionevole ma ogni socio ha la propria), il modo di esternarla non ci ha convinti affatto.
Nel recente passato, medesimo ammonimento è stato rivolto da una parte della società alla stampa, presunta rea di aver condotto una campagna sovversiva durante le trattative con eventuali imprenditori realmente interessati.
Alla società, o comunque alla parte di essa che ha già dimenticato lo sforzo immane prodotto dalla piazza, non a parole ma tramite bonifici, ricordiamo che il “Catania è dei catanesi” e che tale costrutto, semplicistico e pertanto ascrivibile alla banalità, è in realtà di una giustezza semantica incontrovertibile: passano i presidenti, i dirigenti, gli allenatori, i calciatori, passano persino i tifosi (tra cento anni nessuno dei presenti, nemmeno i rossazzurri in fasce assieperà le gradinate del glorioso “Massimino” o del nuovo stadio che nascerà tra 5-10-50 anni), ma “il catanese”, chiunque esso sia, tra le mura di questa città, porterà avanti questo club con passione e dedizione.
Se Palma ammonisce, Nicolosi espelle. Espelle tutta la rabbia di chi, circondato da pochi sostenitori pragmatici, ha condotto la barca in tempesta fino a un porto insicuro con i pirati pronti a saccheggiarla. La rotta verso il mare calmo dipende da chi, ancora, non ha bussato alla porta di Via Magenta. Non ci attendiamo grossi investitori alla luce dei debiti ingenti ma, quanto meno, l’ingresso di diversi soci con quote importanti. Anche questo è azionariato diffuso.