Catania costruttivo e sprecone, quindi delittuoso e ingiustificabile. Premesso che ognuno di noi è libero di affibbiare l’aggettivo che più gli aggrada per dare una definizione fedele alla realtà degli eventi, è innegabile che i rossazzurri sono riusciti a dilapidare una mole di gioco costante, soprattutto nei secondi 45′, impreziosita da palle-gol colossali e da un calcio di rigore gettato prima tra le mani di Baiocco, abile a intuire l’angolo scelto da Ceccarelli, poi sul palo e infine alle ortiche.
Paganese brava a sfruttare un contropiede da manuale, peraltro in una situazione di inferiorità numerica, con Diop che stoppa, elude e inventa una sorta di pallonetto cui non manca potenza, battendo l’incolpevole Stancampiano.
E’ la partita dei rimpianti, delle innumerevoli azioni costruite e del bottino vuoto che fa da contraltare a una produzione di gioco di tutto rispetto con pochi precedenti a dire il vero, ma evanescente, nemica del pragmatismo e del cinismo.
Come si può tornare a casa con 0 punti dopo aver creato 7-8 palle-gol nitide? Appellarsi alla dea della fortuna, che per l’occasione ha indossato un copricapo inusuale a forma di “L rovesciata” per richiamare palo e traversa non sono sufficienti.
I due talismani di legno hanno permesso a Baiocco su Ceccarelli, prima, e su Greco, poi, di festeggiare il primo clean sheet stagionale dopo i 6 gol subiti contro Messina e Latina che sono costati l’esonero a mister Di Napoli.
Grassadonia esulta alla sua prima panchina azzurrostellata 2021/22, lui che è salernitano di nascita, nato a pochi chilometri da Pagani, e che torna esattamente a dieci anni di distanza.
Maldonado, finora, ha dimenticato dove si trova l’interruttore on/off per accendere all’improvviso la partita con un passaggio illuminante o con una punizione vincente; la retroguardia offre il fianco agli avversari troppo spesso soprattutto in termini di perentorietà sugli interventi difensivi tesi a spazzare via la sfera e, peggio, sulle marcature dentro l’area cui viene concessa troppa libertà, centimetri di raggio d’azione che ad attaccanti esperti della categoria (vedi Castaldo) dovrebbero essere ridotti a millimetri.
Ancora trasferta, ancora sconfitta. Dopo l’intermezzo della Coppa Italia di Serie C (mercoledì ore 17:30 a Catanzaro), il Catania sfiderà il Bari domenica prossima al “Massimino (fischio d’inizio ore 14:30), in un big match tutto da seguire.
E’ la prima squadra di vertice che ci apprestiamo ad affrontare e contribuirà a offrirci una dimensione più realistica di questa rosa costruita faticosamente, puntellata in ogni reparto ma scommettendo su alcuni giovani che hanno bisogno di tempo per adattarsi alla categoria e crescere caratterialmente e tatticamente. Non è il momento di sputare sentenze, dopo appena tre giornate.
Ma se nella sconfitta sonora e ineluttabile di Monopoli, la scusante della “prima” e del work in progress attenuava l’amarezza giustificata dalla fase di rodaggio, alla quarta giornata sarà già tempo di amalgama. Se l’arrembaggio di ieri a Pagani non si è rivelato sufficiente per portare fieno in cascina, mister Baldini non può dormire sonni tranquilli. Rodaggio e arrembaggio, insomma, non fanno rima, almeno per gli etnei: non è bastato l’assalto, ha prevalso lo stato embrionale di una squadra che sembra celare bei numeri ma gli interpreti non sono ancora in grado di leggerli. Se si trattava della classica partita stregata o se la rosa lamenta dei limiti dovuti all’eccesso di gioventù o a una qualità ancora da costruire ed eventualmente decifrare, lo scopriremo già da domenica.