Torna la rubrica: “Lo Psicologo Rossazzurro”, a cura del dottor Michele Torrisi. Quante volte abbiamo attribuito al “fattore psicologico” una sconfitta? E quante altre abbiamo additato l’allenatore di turno per un atteggiamento troppo rinunciatario in campo dovuto “all’approccio psicologico” alla gara? Per non parlare di quei giocatori, lungodegenti, che tornano in campo dopo mesi di infortunio e giocano col freno a mano tirato per timore di recidive.
Altri, poi, senza una apparente motivazione valida, giustificata da guai muscolari, tendinei o quant’altro, spariscono dalla circolazione per diverso tempo e poi tornano in campo ammettendo di aver sofferto di depressione, di stati d’ansia e/o di panico.
Per questo “Catania Mood” ha pensato di introdurre un’interessante analisi psicologica, condotta dallo Psicologo dottor Michele Torrisi, esperto in neuropsicologia e ricercatore sanitario presso IRCCS centro neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, ma catanese DOC e grande tifoso dei colori rossazzurri.
Mercoledì contro il Catanzaro, ha esordito Andrea Sala tra i pali. Ha fornito una prestazione di elevato spessore, lasciando che i tifosi si interrogassero su chi tra lui e Stancampiano meriti effettivamente la titolarità. Lo farà anche Baldini? Pensa che Stancampiano, che finora non ha messo in mostra qualità particolari, possa avere un contraccolpo psicologico?
“Non penso possa esserci un contraccolpo psicologico in Stancampiano perché è arrivato a Catania consapevole del fatto che Sala abbia un curriculum molto più importante e si è ritrovato inaspettatamente titolare, di conseguenza è felice di questa situazione ma sa che sta accadendo qualcosa di rispetto alle sue aspettative. Sa che potrebbe perdere il posto da titolare a causa della pressione esercitata dal suo compagno di reparto. La avvertiva fin dal primo momento questa pressione, da quando è arrivato a Catania, al di là della prestazione col Catanzaro. Non sono un tecnico ma anche Baldini conosce benissimo il curriculum e le qualità di Sala”.
Due trasferte, due sconfitte. Due partite giocate bene e producendo una inconsueta mole di gioco ma vanificata dalla mancanza di cinismo sotto rete. Secondo lei questo influirà negativamente sulla partita col Bari (perché non c’è due senza tre), oppure gli zero punti a Pagani e l’eliminazione in Coppa Italia fungeranno da monito per l’immediato futuro e provocheranno una reazione rabbiosa e un’inversione di tendenza?
“E’ più realtà dei fatti che pessimismo ma spero possa essere smentita. Il rischio, in una squadra in condizioni di fragilità mentale, dopo due partite giocate bene che hanno prodotto punti è che possano generare sconforto, uno sconforto tale da penalizzare anche la prestazione globale. Una squadra che psicologicamente non è né felice né forte: giocare bene, produrre gioco e non raccogliere punti potrebbe rappresentare un’ulteriore mazzata. Potrebbe risentirne ma l’aiuto del pubblico e la motivazione di giocare contro una squadra di analogo blasone, potrebbero sopperire al problema”.
Arriva il Bari. Ogni anno i pugliesi si presentano ai nastri di partenza come la big da battere. Ma, trattandosi del terzo anno e dopo un avvio ancora una volta non all’altezza del denaro investito dal Presidente De Laurentiis, si attende una trasferta al “Massimino” affrontata con autorevolezza o con timore?
“Il Bari non gioca mai con timore, ha un gran blasone paragonabile proprio a quello del Catania ma non avrà paura. Forse potranno incidere le vicissitudini dell’anno scorso soprattutto in virtù di quell’errore dal dischetto di Dall’Oglio al 90′ che avrebbe consentito ai rossazzurri di vincere 2-1, invece terminò con un pareggio 1-1 che lasciò l’amaro in bocca ai tifosi etnei. E’ stata una partita che poteva incanalarsi verso la vittoria invece ha lasciato uno strascico e uno spirito di rivalsa”.