Cos’hanno in comune l’arbitro Di Graci della sezione di Como e Cüneyt Çakir, direttore di gara turco di Milan-Atletico Madrid di Champions League? Aver condizionato la posta in palio. Beffardamente, ci viene da dire che Di Graci, nella fattispecie, abbia condotto ispirandosi alle nefandezze dei fischietti più blasonati d’Europa, commettendo un errore a dir poco grossolano, e regalando al Catanzaro, un’ottima squadra che non aveva alcun bisogno di ricevere un gentile presente, un calcio di rigore che ha compromesso il risultato finale.
Il Catania, nonostante la sofferenza nel secondo tempo, avrebbe meritato la vittoria perché magari il pareggio non sarebbe mai arrivato senza il tiro dal dischetto e, magari, avrebbe raddoppiato in contropiede mentre il Catanzaro si affannava alla ricerca del pareggio esponendosi al contropiede rossazzurro.
Ieri il Milan è stato scippato da un rigore fischiato al novantesimo abbondante e dopo due minuti di VAR, la quaterna arbitrale non ci ha capito una cippa del palleggio da cestista di Lamer cui è seguito il tocco proibito di Kalulu: risultato, rossoneri sconfitti a San Siro dopo un’ora di gioco in inferiorità numerica a causa del doppio giallo comminato a Kessie.
Premessa: chissenefrega del Milan? Nessuno! Sia chiaro. Volevamo solo sottolineare che, a volte, persino con il supporto tecnologico della VAR diventa complicato prendere la decisione giusta, figuriamoci senza! Per questo, come ha tuonato a ben donde l’Amministratore Unico del Calcio Catania, Nico Le Mura, anche la Serie C dovrebbe dotarsene per evitare, come nel caso del fallo di mano di Calapai avvenuto abbondantemente fuori area, figuracce evitabili (scusate il gioco di parole ma è voluto per rafforzare il concetto).
Francesca Tremoglie
(foto: palermo.repubblica.it)