Una parte dei tifosi chiama a raccolta il grande pubblico, il tifo etneo per tradizione, lo zoccolo duro, un patrimonio dal valore inestimabile che solo chi ha sempre vissuto la città e gli spalti del “Massimino” può comprendere davvero fino in fondo.
Non è la crisi di risultati ad allontanare la tifoseria rossazzurra, tra le più passionali d’Italia e non siamo né di parte né ci abbandoniamo facilmente a luoghi comuni, ma la gestione scellerata degli ultimi mesi. Senza un piano industriale, senza nuovi soci, senza lo straccio di un barlume di speranza nell’immediato futuro, con punti di penalizzazione in arrivo, con lacune tecniche tanto scontate quanto inevitabili e con un monte debitorio mai rimodulato a cui si aggiungono le oltre 250mila euro che il club deve a Piagreen, l’azienda che si occupa della manutenzione del manto erboso, i tifosi pur amando i colori rossazzurri non riescono ad identificarvisi come vorrebbero.
Non è tempo di rimproveri o ammonimenti: stiamo descrivendo dati di fatto, stiamo elargendo constatazioni. Il pubblico deve sostenere la squadra al di là e al di sopra di ogni cosa ma quale squadra? Com’è composto il CdA? Perché il Calcio Catania deve essere gestito da una società esterna (SIGI)? Cosa accadrà di qui a Natale? Che potere d’acquisto avrà il club nel mercato di riparazione invernale in cui si dovrebbe agire massivamente?
Siamo certi che quando la città avrà queste risposte, previa conferenza stampa che sarebbe un atto dovuto, tornerà sugli spalti riempiendo il 75% della capienza quando il Covid lo renderà possibile.