Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi vi raccontiamo la storia di Marco, trasferitosi in provincia di Treviso per motivi lavorativi.
Marco , innanzitutto grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come stai? Come vivi questo periodo di ripresa dal brutto periodo pandemico?
“Grazie a te Alessandro. E’ stato fin troppo facile accettare di “giocare in casa” (sorride, ndr). Sto bene grazie a Dio. Con la mia compagna ci siamo trasferiti in Veneto per lavoro, inutile sottolineare quanto mi manchi Catania, città e stadio, mare, sole odori, sapori e affetti. La pandemia ci ha segnati tutti indistintamente, chi più chi meno, abbiamo patito l’isolamento durante il lockdown e adesso finalmente la società sta tentando di tornare alla normalità, come si evince dall’aumento di capienza negli stadi al 75% e prossimo al 100% secondo il parere del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport, Valentina Vezzali.
Un biennio che avremmo preferito non vivere mai e che ha lasciato dietro di sé uno strascico di dolore e di morte incancellabile”.
Da quanti anni segui le vicende del Calcio Catania? Com’è nata la tua passione per i colori rossazzurri?
“A casa mia nessuno era appassionato di calcio per cui non sono stato il classico bambino influenzato dal papà o dal nonno che seguiva le sorti del Catania fin da tenera età. Le mie prime partite in TV risalgono al 1986, quando avevo 4 anni. Facevo una corsa in corridoio perché avevo paura del buio, accendevo la televisione e le seguivo da solo. Poi veniva papà a riprendermi per evitare che affrontassi nuovamente il buio (ride, ndr).
La passione per il Catania è nata seguendo “Diretta Stadio” su Italia 7-Telecolor, appassionandomi alle epiche sfide dei rossazzurri nel CND, e alle lacrime di gioia quando espugnammo il “Grotta Polifemo” di Milazzo rimontando il gol di Bonarrigo grazie a Maurizio Pellegrino su rigore, dopo che i milazzesi avevano fallito un tiro dal dischetto, e al gol di Mimmo Crisafulli: il pianto a dirotto a fine partita resta in assoluto il ricordo a tinte rossazzurre più bello che custodisco gelosamente. La prima allo stadio invece fu nel 1996, Catania-Astrea 2-0 del 17 marzo (avevo 13 anni), gol di Grillo e Vincenzo Del Vecchio ma seguivo la squadra su Italia 7 da un paio d’anni, si può dire che sono cresciuto a “pane e Angelo Patanè”.
Dopo queste due vittorie consecutive come vede il Catania dal punto di vista tecnico e mentale?
“Il Catania aveva bisogno di bissare il successo di misura ottenuto a Picerno fornendo una prestazione all’altezza anche con una squadra che mira alla medio-alta classifica come la Juve Stabia e, complice un pizzico di fortuna che non guasta mai, c’è riuscita. Il Catania ci abituerà a un campionato altalenante perché rientra nella normalità delle cose quando nell’undici titolare ci sono ragazzi del 2000 o giù di lì, ma la sensazione che mister Baldini stia catechizzando giovani e senatori convogliandoli verso un unico obiettivo, la crescita del gruppo, mi pare indubbio. Ora mi aspetto meno svarioni difensivi e più concentrazione a metà campo: rappresentano due passaggi fondamentali per rimanere aggrappati alla zona “tranquilla” della classifica”.
Infine, da tifoso del Catania, ti chiedo un messaggio per chi in questo momento ha in mano le sorti del club rossazzurro.
“Sono tifoso rossazzurro fino al midollo, non l’ho mai nascosto e mai potrei farlo. L’amore per questi colori viene prima di ogni cosa. Catania Mood è uno strumento che mi permette di fare informazione “in casa mia”per cui non sarò mai super partes se di mezzo ci sarà il Calcio Catania, sia chiaro. Ciononostante rispetto un codice etico e morale che mi sono auto-imposto quando ho deciso di intraprendere questa avventura e me ne avvalgo adesso. Il rischio che il Calcio Catania 1946 sparisca c’è, è evidente, chi non vuole vederlo è cieco o mente a se stesso. Finché ci sarà vita io amerò questi colori, la SIGI non c’entra così come non c’entra nessun presidente presente e passato: il Catania si ama perché ci identifichiamo in due colori, rosso e azzurro, e se undici ragazzi che sudano la maglia scendono in campo con il coltello tra i denti per l’onore di Catania, noi siamo tenuti a incitarli. Vorrei vedere lo stadio “Massimino” pieno e se fossi in città, sarei il primo ad andare come ho fatto del resto finché ho potuto. Il messaggio è: per i nostri colori, per questi ragazzi, lottiamo finché c’è vita”.