E’ stato detto e ridetto, scatenando anche qualche critica ingenerosa: in questo momento la rosa del Catania è da metà classifica perché l’attacco è da Serie B (quale altra squadra nel nostro girone può permettersi Ceccarelli e Russini come esterni d’attacco e Moro come punta con Sipos addirittura rincalzo? Senza dimenticare Russotto e, quantomeno per tasso tecnico, Piccolo?), ma dal centrocampo in giù l’escalation di errori individuali è aberrante e reiterata.
Due partite, le ultime due ma non solo queste, perse dal Catania solo a causa di ingenuità imputabili un po’ all’inesperienza un po’ anche alla sufficienza di qualche giocatore, diciamoci la verità, e la società che dovrebbe necessariamente intervenire sul mercato di gennaio, ovviamente, non è in grado di programmare un bel niente.
Trenta giorni di speranza, di “boh”, di “vedremo”, di cartine geografiche che si ritorcono su se stesse sovrapponendo l’Inghilterra alla Svizzera, Malta all’Arabia Saudita, e poi tutte insieme appassionatamente a schiacciare Catania.
Non abbiamo certezze e siamo stanchi. Non siamo giudici ma siamo, quantomeno, giudiziosi. Quindi se prima non vediamo non crediamo…E’ come se esultassimo prima di segnare. E’ irrazionale! E non è tempo di irrazionalità né slanci onirici. Quel tempo è finito da un pezzo. Le sconfitte con Foggia e Taranto sono metafora dei “piedi per terra”. Teniamoceli, finché avremo un terreno sotto i piedi.
(foto: sicilas.it)