“Non ci arriverete a mangiare al panettone!”. Risuonano come una beffa da oracolo le parole di un tifoso d’altra fazione che commentando su una pagina Facebook, inneggiava al fallimento del Calcio Catania. Una sparuta minoranza di goderecci che si dilettano con le disgrazie altrui.
Il Catania è fallito. Fa male scriverlo, fa ancora più male pronunciare soggetto e complemento dando fiato all’unica sequenza di suoni che non avremmo mai voluto produrre. I tre curatori fallimentari nominati dal Tribunale si occuperanno di traghettare le ceneri del ’46 matricola 11700, si spera fino a fine stagione, occupandosi di ordinaria amministrazione (retribuzioni ai tesserati, oneri fiscali), mentre per proseguire l’esercizio provvisorio occorrerà trovare acquirenti entro 30 giorni, in grado di fornire garanzie economiche e, soprattutto, saldare il debito sportivo che ammonta a circa 3 mln di euro.
Oltre ai numeri, c’è il cuore. Settantacinque di storia che si concludono apparentemente oggi nonostante il “Massimino” apra i battenti per ospitare Catania e Monopoli, stasera alle 21:00, in un’atmosfera inevitabilmente surreale. Una morte apparente, qualcosa di simile alla dimensione onirica dove i tifosi sognano che il Catania non sia ancora fallito e, pertanto, giocherà regolarmente la sua partita. Invece non è un sogno ma un paradosso, l’ennesimo di una sfilza infinita. Meglio i paradossi delle scelleratezze, sia chiaro.
Allora seguiremo la partita cercando di comprendere quali motivazioni possano sospingere i ragazzi e Baldini; seguiremo la partita per comprendere quante speranze avremo di rivedere ancora in campo questa squadra dopo la sosta natalizia oppure se nel 2021 si fermerà l’orologio rossazzurro, cristallizzando tempo e speranze. Non è affatto scontato che i curatori trovino le risorse, né che venga concesso l’esercizio provvisorio. Se nessuna manifestazione d’interesse si rivelasse concreta nei prossimi 30 giorni, questa squadra sparirà. Con quale spirito i tifosi assieperanno gli spalti del “Massimino” stasera? Alcuni stendardi campeggianti numeri identificativi già vetusti, non hanno più senso di sventolare.
Oggi la Tribuna VIP sarà vuota. I piagnistei erano inutili prima e continuano a esserlo. La ricerca dei colpevoli è talmente agevole che un bambino di cinque anni sarebbe in grado di stilare una lista di nomi e cognomi di sanguisughe, improvvisati, incapaci e maldestri comunicatori (il male minore) che in questi ultimi anni hanno squinternato il timone del club lasciandolo a una deriva gestionale senza precedenti. Ora Sigi dovrà versare 600mila euro nelle casse del club per garantire l’esercizio provvisorio ai curatori fallimentari entro Capodanno.
Oggi finisce la storia ma si gioca. Un paradosso come la richiesta di evidenza fondi rivolta a Tacopina a cui SIGI si appigliava in maniera stucchevole offendendo l’intelligenza altrui oppure come gli obiettivi sportivi sbandierati a inizio stagione a fronte di una situazione economica che definire “deficitaria” era alquanto eufemistico.
Un paradosso come avere il miglior bomber d’Italia che segna a raffica giocando per una squadra che non esiste più.
P.S.: Si esulta solo per un gol del Catania, non certo dicendo: “avevo ragione!”. Solidarietà verso tutti i tifosi rossazzurri, soprattutto verso coloro che solo oggi si sono resi conto che l’epilogo terribile fosse inevitabile.
(foto: Davide Anastasi ph)