Il nostro editoriale sulla sconfitta del Catania e su ciò che accade fuori dal terreno di gioco
Prima di fare un’analisi generale sul momento che vive la Catania calcistica, bisogna fare una premessa. Non si vuole muovere alcuna critica nei confronti della squadra e del mister. Nel massimo delle loro possibilità, stanno facendo un buon campionato. Di certo, non un campionato all’altezza della città, ma che viene accettato, forse fin troppo, perché fuori dal campo non c’è una situazione tranquilla. Lodevoli l’impegno e la volontà messe in campo, ma, purtroppo, solo con quelle non si va lontano. Dal portiere alla punta, il Catania è una buona squadra di Serie C, con alti e bassi, ma soprattutto con evidenti lacune e con limiti non indifferenti.
Il k.o. interno con la Paganese, compagine molto abbordabile e a secco di vittorie esterne prima di ieri sera, la dice lunga. La squadra garibaldina e spensierata che non ha la pressione di fare risultato (strano a dirsi per una piazza importante come quella rossazzurra in terza serie) lontano dalle mura amiche, entra in crisi sul manto erboso del Massimino. Sette sconfitte casalinghe, forse un record per il Catania, non sono un caso. Quando i ragazzi di Baldini devono fare la partita, riaffiorano tutte le carenze del gruppo. La sconfitta con la Paganese, infatti, è la fotocopia di quella col Picerno e di tante altre gare perse in casa. Se la strada è spianata, il Catania diverte. Ma se la strada diventa impervia, il Catania diventa confuso e pasticcione.
Certamente, ai ragazzi di Baldini non manca mai l’ostinazione a voler evitare, a tutti i costi, un risultato negativo. La squadra, nonostante le problematiche, non si arrende mai. Forse anche per questo più delle volte viene premiata dal raggiungimento di un risultato positivo. La tifoseria ne è ben consapevole. Mai si è preteso un risultato diverso da quello fin qui ottenuto, nonostante ad inizio stagione il direttore sportivo Maurizio Pellegrino aspirava ad un miglioramento della quinta posizione della stagione precedente. Mai sì è contestato il gruppo, nonostante degli scivoloni, compreso quello di ieri sera, che fanno salire il sangue alla testa, nonostante il presidente della Sigi Giovanni Ferraù parlava, in una conferenza pre-stagionale, di obiettivo promozione.
Tuttavia, parlando di resa, si respira un’aria di rassegnazione, quasi di passività, dinanzi a tutto quello che evolve, giorno dopo giorno, attorno all’ambiente rossazzurro. Muovere una critica costruttiva, ogni tanto, forse potrebbe soltanto far bene. Lo fanno a Bergamo, dove la loro squadra del cuore dà spettacolo in giro per l’Italia e, a volte, anche per l’Europa. Perché non lo si può fare qui? Perché non si può, ad esempio, alzare la voce contro chi, incredibilmente, continua a girare attorno al Catania nonostante ciò che è successo nei mesi scorsi? Lo striscione esposto ieri sera dai ragazzi della Curva Nord, dovrebbe essere un martello battente che percuota le menti di chi ancora non ha ben compreso che non è il benvenuto. Contestare civilmente, così come lo si faceva in annate passate, potrebbe servire da monito verso chi pensa di improvvisare l’ennesima gestione inefficace.
Invece no. Ci si sofferma sui gol di Moro (sicuramente importanti), ci si sofferma sulle progressioni di Greco, ci si sofferma su una difesa più compatta con l’arrivo di Lorenzini, e soprattutto ci si sofferma sulle vittorie, sui pareggi o sulle sconfitte. La verità sostanziale, tuttavia, resta una: se giorno 4 non si presenta qualcuno di forte, di solido, tutte le cose scritte sopra avranno valore solo per gli annali nel tempo, ma il valore sarà pressappoco pari allo zero. La verità sostanziale è che se si continua sulla direzione presa, il rischio di vedere collassare definitivamente il gioco del calcio nella città dell’elefante, diventa sempre più concreto. Quando serve alzare la voce, far sentire il proprio dissenso (ripeto non contro la squadra o il mister), lo si deve fare. Altrimenti, la sensazione è quella di una celere resa…e arrendersi adesso, sarebbe come rinunciare a priori ad una rinascita, che così facendo rischia di restare una mera illusione.
Fonte immagine: CalcioCatania.it