L’ex numero uno rossazzurro ai microfoni di Catania Mood per parlare delle vicende rossazzurre, tra passato e futuro
L’ex portiere rossazzurro Armando Pantanelli, che ha collaborato quest’anno all’interno dello staff tecnico del Catania come preparatore dei portieri, ha rilasciato un’intervista alla nostra redazione.
Diversi gli argomenti trattati tra passato, presente e futuro. Un punto di vista importante da parte di chi ha vissuto in prima persona le due fasi, quella ascendente e quella discendente, degli ultimi quindici anni.
Armando, innanzitutto grazie mille per aver accettato il nostro invito.
Nel 2006 hai avuto la fortuna di vivere la gioia di una piazza letteralmente impazzita per la promozione in A 23 anni dopo l’ultima volta. Che effetto ti fa oggi vederla così spenta e vuota?
“Le emozioni vissute nel 2006 sono ricordi felicissimi ed indimenticabili. Avendo provato quelle sensazioni, e vedere adesso la situazione attuale, mi provoca un grandissimo dispiacere e rammarico, perché non mi capacito di come possa essere accaduto tutto questo e di come si sia arrivati a questo finale così amaro”.
Tu hai vissuto, purtroppo, anche l’ultima parentesi del Calcio Catania. Cosa non ha funzionato e perché si è arrivati ad un epilogo così amaro?
“Sinceramente parlando, non ha funzionato quasi nulla. La Sigi ha voluto fare il passo più lungo della sua gamba, immettendosi in una complicata situazione da cui non è più riuscita ad venirne a capo”.
La tifoseria catanese è preoccupata perché teme che non possa esserci la rinascita che tutti auspicano. Qual è la tua sensazione a tal riguardo?
“Beh, che non accadrà nulla ne dubito fortemente, stiamo sempre parlando di una piazza importante come quella di Catania. Una rinascita ci sarà sicuramente, ne sono certo. Il problema sarà capire quanto tempo passerà, e chi si presenterà, anche perché al momento non si vedono grandi investitori all’orizzonte”.
Ad oggi, pur non essendo dentro certi meccanismi, ritieni si stia facendo il massimo per dare a Catania un volto nuovo degno di tale nome?
“Purtroppo non credo sia quello il problema. Più che altro, bisogna trovare una persona facoltosa che, almeno per i primi anni, non voglia solo fare business, ma voglia creare un progetto importante che possa comprendere persone competenti e professionali”.