Intervistato dalla redazione di Cronache di Spogliatoio, il capitano del Catania e storico numero 10 Francesco Lodi, ha parlato della sua infanzia e del suo legame imperituro con la maglia rossazzurra e la città etnea:
“Maradona è arrivato a Napoli quando io sono nato, però posso dire di aver visto un numero infinito di volte le cassette con i suoi gol. Il modo in cui toccava la palla prima di calciare. Lo guardavo e poi provavo a imitare le sue punizioni per tutto il giorno. Per strada e anche in un campo da calcio lì vicino: mio zio era il custode e mi faceva entrare. Sono quelle cose che poi ti rimangono per sempre, mi ritengo fortunato ad esser cresciuto così perché il talento non è niente se poi non lo alleni. Paradossalmente, era più semplice segnare in Serie A. In D appena l’arbitro si gira la barriera fa come le pare, sale di 3 o 4 metri. Poi adesso c’è il coccodrillo e si studia molto di più, infatti vediamo meno gol su punizione. Comunque io credo nel lavoro, ancora oggi il venerdì mi metto fuori area e calcio qualche punizione prima di andare a fare la doccia. Certo, prima lo facevo quasi ogni giorno. Quel che mi rende più felice di quella classifica è che i miei figli possano essere orgogliosi di me. Ero arrivato i primi giorni di gennaio dal Frosinone, dove venivo impiegato da esterno ed eravamo sul fondo della classifica di Serie B. Era un lunedì, il mercoledì giocavamo a Cesena con 2000 tifosi al seguito, fui subito titolare anche se conoscevo solo Ricchiuti e Marchese. Finì 1-1, ma per me è stata una serata magnifica. Ogni anno di quel Catania ha un sapore particolare. Dal primo, con Simeone in panchina e campioni come Maxi Lopez e il Papu Gomez che oggi è ai Mondiali. Quello con Montella in cui ho segnato 9 gol e giocavamo benissimo, quello con Maran in cui abbiamo fatto il record di punti e siamo arrivati fino al quarto posto. Peccato che nel finale di stagione fossimo cotti, non avevamo cambi. Forse con i 5 cambi di oggi il Catania ce l’avrebbe fatta ad arrivare in Europa. Sono comunque soddisfazioni indelebili per noi e per i tifosi. Anche in Nazionale c’era tantissima concorrenza, dovevi fare due campionati sempre con il rendimento al massimo per entrare nel ‘giro’. Oggi se fai 10 partite fatte bene e 6/7 gol vieni chiamato. Nella stagione dei 9 gol e 7 assist giocando davanti alla difesa (2011-12) mi era stato detto di prepararmi per l’Europeo, invece alla fine non sono rientrato nemmeno nei pre-convocati. Anni dopo ho letto in un’intervista che mi era stato preferito Verratti, allora giovanissimo. Avevo fatto bene, sinceramente pensavo di meritarlo. Adesso, però, testa e cuore sul presente: Voglio riportare questa città dove merita”.