“Per il Catania, ha segnato il numero 8…Stefania Sberna! Stefania Sberna! Stefania Sberna! Stefania…S-B-E-R-N-A!”.
Il tempo vola, oggi ricorre il secondo anniversario della scomparsa della nostra Stefania. E non solo il tempo. Ti sei librata in volo per fluttuare sul “Massimino” e vigilare sulla tua casa.
Stefania indossa la maglia “numero Infinito” per tutti i tifosi rossazzurri. Vorremmo dotarci di una bilancia d’orafo per pesare le parole al milligrammo ma risulteranno sempre e comunque, inappropriate. E sarebbe utile anche per misurare in oro il valore di questa donna, mamma, moglie, lavoratrice, spesso etichettata come “voce del Catania”, a ben donde, perché se il Catania fosse stato una persona, avrebbe avuto il suo timbro, la sua verve e il suo sorriso acceso, lavico.
Qualcosa in più di un cattivo presagio mi indusse a poche ore dalla sua scomparsa (userò la prima persona pur rifuggendola come da prassi giornalistica, ma trattasi di licenza sentimentale), a inviarle un timido messaggio su Messenger nella speranza di ottenere una risposta. Erano le 22:20 del 21 marzo 2021, per pochi secondi il “pallino” era verde. Speravo leggesse, speravo fosse on-line, speravo fosse ancora in tempo per vincere la sua battaglia:
“Non andavo allo stadio dall’1 marzo 2020. Oggi, finalmente, ero presente ma senza la tua voce ho avuto l’impressione che mancasse qualcosa anche dopo il fischio finale quando i pochi fortunati esultavano.
Non ti chiederò nulla perché non mi piace essere invadente ma, qualunque sia la causa della tua assenza, spero di sentire riecheggiare la tua voce allo stadio. Se il Calcio Catania fosse una persona, avrebbe la tua voce. Un abbraccio”.
Sono molto legato a questo pezzo e preferisco riproporlo anziché scrivere due righe in più o diversificando il contenuto perché è vero che sono trascorsi due anni, ma non è cambiato niente.