L’epiteto affibbiato ai genovesi con maggiore frequenza è: “tirchi”. Ma, calcisticamente parlando, mister Luca Tabbiani da Genova è tutt’altro che spilorcio.
Fautore del 4-3-3, propone un calcio offensivo e, a tratti, spettacolare (lì dipenderà anche dalla rosa messa a disposizione dal Catania), nonostante allenasse il Fiorenzuola, condotto in Serie C dopo una cavalcata trionfale nei dilettanti e, successivamente, a una duplice salvezza. Un calcio generoso.
Schietto, sincero, pacato, ama conferire il ruolo di “primo regista” a un difensore centrale dai piedi buoni che possa dare principio alla trama offensiva ancor prima del play-maker. Pretende esterni d’attacco in grado rapidi e tecnici capaci di saltare l’uomo per creare superiorità numerica, ogni tanto le sue squadre offrono il fianco alle avversarie per contropiedi sanguinosi essendo votate alla proiezione offensiva che coinvolge tanti uomini (a partire dal centrale difensivo, appunto!).
Ne consegue un gioco esteticamente piacevole e quella identità che per il vicepresidente, Vincenzo Grella, è la conditio sine qua non per sedere sulla panchina rossazzurra e, soprattutto, rimanerci. Il club lo ha sempre sottolineato: personalità e imposizione del proprio gioco al di là dell’avversario e della posta in palio. Tabbiani è avvisato: per guadagnarsi la fiducia duratura della società non basteranno le vittorie, occorrerà imprimere il marchio di fabbrica sulla squadra, per questo il Catania ha proposto un biennale con opzione di rinnovo per il terzo anno in caso di promozione a Tabbiani, per aprire un ciclo vincente che passi attraverso l’identità ancor prima della mera vittoria e non è mai facile, soprattutto da noi. Buona fortuna mister!
Ci vogliono coraggio, passione, professionalità, idee, carattere, carisma: Catania è maledettamente difficile, ma sa amare chi la nobilita, come nessuna.
(foto: cataniafc.com)