Rileggiamo e analizziamo insieme le dichiarazioni di mister Cristiano Lucarelli rilasciate ieri sera, a caldo, nella mixed zone dello stadio Pino Zaccheria di Foggia dove il Catania, in inferiorità numerica dal 45′ del primo tempo, ha impattato 1-1:
«È stata una partita a scatola chiusa, il Foggia poteva metterci in difficoltà ed è stato bravo, soprattutto, nella parte iniziale della partita. Alla fine il pareggio ci può stare per quanto si è visto durante i novanta minuti.
Affrontavamo una squadra in difficoltà e sapevamo che avrebbe fatto di tutto per portare a casa la vittoria, siamo stati bravi a resistere fino all’ultimo. Giocare ogni tre giorni ci dà delle problematiche tra infortuni e squalificati da gestire. Dobbiamo essere più forti e provare ad arrivare in fondo ad entrambe le competizioni.
Ho dovuto fare delle modifiche alla formazione iniziale per trovare nuovi equilibri. Paradossalmente abbiamo giocato meglio con un uomo in meno in campo.. Ad inizio gara abbiamo sofferto il contropiede del Foggia, che con Millico ci ha messo un po’ in difficoltà. Nella ripresa siamo stati bravi a gestire e chiudere tutti gli spazi».
Il Catania, paradossalmente, ha giocato meglio in 10. Perché? La domanda sorge spontanea e la risposta è presto fornita: questa squadra, oltre a patire lo strascico infinito una preparazione atletica, evidentemente, scellerata e inadeguata, è in debito di autostima, la palla brucia, i giocatori sbagliano perfino passaggi elementari, ma appena è venuto fuori l’alibi dell’inferiorità numerica, probabilmente, i pensieri hanno sgomberato la mente dei dieci in campo e la voglia di portare a casa un punto ha prevalso sul timore di perdere.
Un punto di partenza mediocre, ma pur sempre meglio dell’ennesima sconfitta. Eppure non basta, Lucarelli deve lavorare sulla testa di questi ragazzi, come sa fare da grande motivatore quale è, senza disdegnare un disegno tattico preciso, che vada oltre gli infortuni e le squalifiche: un’identità, quella che manca a questo Catania e che Grella riteneva precipua.
Certo, è inevitabile dopo dodici acquisti e altrettante cessioni, ma occorre fare in fretta quanto meno per non sprecare la chance d’oro della Coppa Italia, restando ancorati al decimo posto in campionato. Senza un “marchio di fabbrica” non si va da nessuna parte, la società ha ammesso i propri errori esonerando Tabbiani, rivoluzionando la rosa e gli alti ranghi dirigenziali (via il ds Laneri sostituito, finora, da nessuno), adesso però la rifondazione tecnico-tattica deve portare i suoi frutti. L’ammissione di colpa necessita anche di un percorso di redenzione e ci si purifica solo attraverso catartiche vittorie.
(foto: Catania FC)