Serve una svolta. Cristiano Lucarelli è stato preso per le sue abilità di motivatore ma, finora, non ha inciso come sperato. La società prosegue a latitare, avremmo bisogno di sentirne la voce, di comprenderne i progetti e le idee per risollevare la squadra da questo pericoloso vortice depressivo in cui è rimasta risucchiata da inizio campionato.
Problemi di spogliatoio? Di tenuta fisica o psicofisica? Di ambedue le conduzioni tecniche? Dove è possibile intervenire, al 15 febbraio, per scongiurare scenari apocalittici in campionato? Abbiamo toccato il fondo. Non si vince da un’eternità e la “zona rossa” si avvicina inesorabilmente: dobbiamo davvero assistere a tutto questo?
Domenica, dopo lo 0-0 al Massimino, il popolo rossazzurro ha fischiato o, vedi Curva Nord, ha lasciato lo stadio prima dei saluti di rito dei giocatori del Catania. Basta, sul serio. Ieri 150 tifosi hanno affrontato un viaggio lunghissimo per seguire i propri beniamini, come sempre e, come sempre, hanno assistito all’ennesima sconfitta, figlia di una programmazione millantata a inizio campionato e, subito, ridimensionata e mutata radicalmente persino nella sua essenza primordiale.
I tifosi sono stanchi e non ci si può sorprendere per le contestazioni, pacifiche e irriverenti, assolutamente meritate. Faccia qualcosa il club, dall’alto, faccia quel che può Lucarelli, quanto meno nella testa perché, per tutto il resto, il tempo non può essere nostro alleato dopo la rivoluzione di gennaio. Occorre ricompattarsi e remare tutti dalla stessa parte, ora. La Coppa Italia, in questo momento, passa perfino in secondo piano: l’obiettivo primario è la salvezza, mettetevelo in testa.
(foto: Catania FC)