Perché abbiamo pensato, inseguito e contattato telefonicamente una leggenda del calcio come Rose Reilly? E’ presto detto e spiegato.
Il movimento calcistico femminile sta crescendo in Italia, finalmente diremmo. Dal 1° luglio 2022 è stato riconosciuto lo status di professioniste alle calciatrici di Serie A e, anche in quest’ottica, il Catania FC ha deciso di investire fior di quattrini nel movimento femminile. Le ragazze di mister Giuseppe Scuto, reduci dal poker inflitto all’Independent di Napoli (1-4), mantengono al momento il 4° posto in classifica con 40 punti.Alle spalle, derby col Palermo, che però ha una partita in meno (38 punti).
Per questo, dopo settimane di interlocuzioni, abbiamo raggiunto Rose Reilly, nella speranza che le sue parole possano dare una spinta in più alle ragazze di mister Scuto, che presenteremo idealmente, a fine articolo, alla pluridecorata calciatrice scozzese naturalizzata italiana.
Ma passiamo al palmarès della Reilly. L’attaccante italo-scozzese ha vinto: 9 scudetti di cui 1 con la Jolly Componibili Catania (39 presenza e 57 reti tra campionato e coppa), 2 col Milan, 3 con l’Alaska Lecce e 3 con il Trani 80; 5 Coppa Italia di cui 2 col Milan, 2 con l’Alaska Lecce e 1 col Trani 80; 1 campionato francese con lo Stade Reims e 1 Mundialito (antesignano del Mondiale), con l’Italia nel 1984. Ah, e ha vinto due Palloni d’Oro.
Innanzitutto grazie di aver accettato il nostro invito, Rose. Sei una leggenda del calcio, un’icona di quello femminile e non solo. Ultimamente il Catania FC sta conferendo nuovo lustro al movimento. Cosa è cambiato nel calcio “rosa” di oggi rispetto al passato?
“Oggi le ragazze iniziano a giocare fin da bambine. Un tempo davano i primi calci a un pallone a 10/12 anni, significa che rispetto ai maschietti avevano ben 7/8 anni in meno per affinare la tecnica di base. Si perdevano troppi anni preziosi nella formazione delle calciatrici”.
Che consiglio ti senti di dare alle calciatrici del Catania? Per diventare professioniste, che tipo di qualità devono possedere?
“Care ragazze del Catania FC: non basta essere brave, avere una buona tecnica, dovete lavorare di più, lavorare il doppio per raggiungere traguardi nel mondo del calcio, Io, per esempio, se mi allenavo di mattina, il pomeriggio giocavo contro i maschi, spesso contro ragazzi universitari a Messina, perché se atleticamente siete al top, il resto verrà da sé. A volte esageravo e andavo in iper-allenamento, ma vi assicuro che la tenuta atletica fa la differenza insieme alla dieta, non certo dimagrante, ma in proporzione alle energie che spendete in campo”.
Qual è il ricordo più bello che porti nel cuore della tua esperienza alla Jolly Componibili Catania?
“I ricordi sono davvero tanti. Ricordo una partita di Coppa, una sorta di attuale Champions League, giocata allo stadio Cibali davanti a 20.000 spettatori contro i belgi dello Standard Liegi: tirai una bomba quasi da centrocampo, da 40 metri, battendo il portiere avversario che valse l’1-0 per noi, indimenticabile. Qualche giorno prima della partita il presidente, Angelo Cutispoto, mi disse con il suo inconfondibile accento catanese che avremmo giocato contro ‘lo Standa Reggio’ come il negozio di abbigliamento che si trovava in via Etnea e la città di Reggio Calabria (ride, ndr), era il suo modo di parlare, ci misi un po’ a capire che si riferiva al glorioso club belga.
Cutispoto ero uno spaccone, nel senso buono del termine: mi accolse in Ferrari la prima volta che arrivai all’aeroporto di Catania da Milano, non sapevo nemmeno dove fosse collocata la Sicilia nella cartina geografica. Il presidente mi disse: ‘ti farò diventare la miglior calciatrice al mondo’, ma già avevo vinto tanto: era il suo modo di fare, era simpaticissimo e sapeva come trattare le donne”.
E cosa ricordi della città di Catania. Sei mai ritornata?
“Sono tornata spesso a Messina, sono passata da Catania solo per atterrare in aeroporto e ho un tatuaggio della ‘trinacria’ sul polso. Forse perché non volevo in alcun modo intaccare i miei ricordi, bellissimi, alterarli attraverso il filtro del presente, a volte fanno male i bei ricordi, ma tornerò e poi in Inghilterra stanno girando un film su di me, prodotto da Chris Young, sulla mia storia, perciò mi aspetto che alcune riprese vengano fatte anche a Catania. In città, non pagavo mai nulla: il seltz limone e sale in un chiosco vicino Piazza Teatro Massimo era d’obbligo, anche se chiedevo un’acqua naturale, dopo la partita, era sempre gratis, come gli arancini, i panini con la mortadella nelle salumerie e persino un orologio in una gioielleria mi venne regalato! Era un regalo per una compagna di squadra, rimasi esterrefatta! Ricordo il campo di allenamento a Mascalucia che aveva più sabbia vulcanica dell’Etna che terra battuta, ma un aneddoto, in particolare, mi è rimasto per sempre impresso nel cuore. Una volta, a fine partita, un vigile urbano mi venne incontro e si presentò. Aveva due gemelli, maschietti, che lo raggiunsero. Feci loro gli autografi e mi chiesero una foto. Piansero dall’emozione, non solo i bimbi, anche il papà. I siciliani hanno una marcia in più, ho giocato in tanti club, ma Catania e i catanesi mi sono rimasti nel cuore e nella pancia dato che mangiavo tanto e benissimo (ride, ndr), sono unici”.
Oggi di cosa ti occupi?
“Oggi sono ambasciatrice per il Celtic Glasgow e per la squadra del paese in cui abito, a 5 km da Kilmarnock, dove sono nata. Il calcio femminile va tutelato e sviluppato ulteriormente anche attraverso il lavoro di noi ex calciatrici”.
Ecco l’attuale rosa del Catania Femminile che ti vogliamo presentare idealmente:
32 Trentadue; 2 Pietrini (K), 6 Gaglio, 8 Barbarino 7 Basilotta, 9 Vitale, 10 Di Stefano (VK), 14 Russo, 11 Suriano, 17 Gattuso, 4 Lanteri, 20 Ferlito, 5 Fiorile, 21 Cammarata, 22 Musumeci, 92 Papaleo, 12 Larganà; 15 La Porta, 91 Spina. Allenatore: Giuseppe Scuto.
(Foto: Facebook.com)