Siamo andati oltre le aspettative centrando i quarti di finale dei playoff nazionali dopo una stagione regolare a dir poco tribolata e una Coppa Italia messa in bacheca con un pizzico di fortuna e una buona dose di irrazionalità. Ma a questo Catania, costruito male e ricostruito peggio a gennaio, non si poteva proprio chiedere.
Nell’ambito delle grandi scoperte, paragonabili solo all’acqua calda nel terzo millennio, diremo che occorre ripartire dal nuovo allenatore, solo dopo aver ringraziato Michele Zeoli per essere stato l’unico dei tre a dare un senso logico a questa squadra illogica, un’identità labile che ha sfidato il tempo a disposizione del tecnico, praticamente nullo, e il limiti strutturali di una rosa composta da elementi tutt’altro che complementari. L’atteggiamento rinunciatario dopo il gol di Cianci ad Avellino, non corrisponde alle volontà del tecnico, ben al di là dei cambi conservativi che non inficiano possesso palla e contropiede se nel cuore dei giocatori permane coraggio. Sarà banale, ma in campo ci vanno loro.
E poi, sempre dall’acqua calda, tiriamo fuori con guanti ignifughi l’etichetta “direttore sportivo”, un vero e proprio buco nell’acqua, scusando il gioco di parole. Il vice presidente e amministratore delegato, Vincenzo Grella, sa da dove occorre ripartire per rifondare, salvando l’ossatura giovane ma sottile, perché scalfita dall’osteoporosi precoce di qualche senatore dalla pancia satura.
Stilare la lista dei calciatori da confermare ci sembra superfluo, offenderemmo l’onestà intellettuale dei nostri lettori: i sapemu. Per i tasselli, dato che siamo ancora nel mese di maggio, abbiamo tempo e modo, ma il primo, notoriamente, “non aspetta”, pertanto ci aspettiamo pressoché immediati comunicati stampa per avviare un progetto tecnico/tattico di concerto tra allenatore e direttore sportivo. Prendiamoci quel poco di buono che è emerso da questa stagione, affidandoci a un roseo futuribile.
(foto: Catania FC)